L’altra settimana Nino Nonnis, nel suo settimanale colpo di “cavana”, cercava di sfrondare un po’ della foresta sviluppatasi a partire dalla frase di Gesù nel Vangelo di Giovanni «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la prima pietra contro di lei». Riconosceva l’esito felice di quella frase in quella circostanza (nessuna pietra viene scagliata contro la donna), ma diceva: «Quella frase non mi ha mai convinto. Specie dopo che l’ho sentita pronunciata da certa gente», e si riferiva a «un parlamentare che voleva dimostrare che siamo tutti peccatori e quindi scusabili preventivamente e assolti in futuro».
Devo dire che, nel punto di partenza sono del tutto d’accordo con la «Cavana di Aristan», e in più aggiungo che quella frase, intesa così, non mi ha mai convinto nemmeno nella situazione di Gesù.
Di fatto, l’episodio della donna colta in flagrante adulterio (e il maschio è scomparso…) fa parte di una pagina evangelica che abbiamo rischiato di perdere (non ha un suo posto stabile nei vangeli), e arriva nel Vangelo di Giovanni dopo che anche i soldati (!) si sono rifiutati di arrestare Gesù e non resta che cogliere Gesù stesso in flagrante: «Mose nella Legge ci dice di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Secondo loro, il tranello è perfetto. Se Gesù non condanna, va contro la Legge e quindi è incastrato; se Gesù condanna, squalifica da solo tutta la sua predicazione e diventa non credibile agli occhi di tutti.
Gesù, continua il testo, si china e scrive con il dito per terra, ma il testo non vi dice cosa scrive. Quelli insistono, ed è allora che Gesù si rialza e pronuncia la frase in questione. È forse una frase «intimidatoria»? È la lettura abituale, ma non può funzionare, perché proprio Gesù nel contesto si dichiara senza peccato: avrebbero quindi potuto continuare il tranello e dirgli “Allora comincia tu stesso”.
Quella frase, se ci pensiamo un po’, non fa che dire, in parole appropriate al caso: «chi di voi ha fatto finora la Legge (ed è quindi “senza peccato”), la faccia anche ora (e quindi spari)»: è una frase per niente intimidatoria, al contrario: esorta a continuare a fare la legge chi già l’ha fatta finora, ed è perciò una frase di condanna. Il “miracolo“ di questa frase è che, pur essendo una frase di condanna (secondo la Legge), rende gli interlocutori finalmente “soggetti” della Legge: e come “soggetti” della Legge sono essi che “implicano” la Legge (la parlano, cioè la fanno esistere) e non è la Legge che “implica” i soggetti (lo scritto da solo lascia le cose come stanno). Risultato: gli accusatori, prima gruppo anonimo di maschi (il maschio dell’adulterio è scomparso), diventa ora un gruppo “personalizzato” rispetto alla vita: se ne vanno, dice il testo, a partire dal più anziano fino al più giovane: per non fare la legge serviva il coraggio e l’esempio del più esperto nella vita?
Prova del nove: se la pietra parte prima della “parola” di Gesù, la pietra dice solo una cosa: che la donna è colpevole; ma se la pietra parte dopo, dice due cose: che la donna e colpevole e tu sei giusto, e fai la legge. Gesù ha inventato le pietre DOC, di origine controllata. Nessuno, e nella specie nessun religioso, può più considerarsi “burocrate” della Legge. Lo slogan del burocrate è: «La legge è questa, io non c’entro e non posso farci nulla». No, dopo quella frase, la Legge sarà quello che è, ma tu c’entri, e puoi ancora fare tutto, puoi riportare la Legge al suo scopo iniziale che era quello di dare la vita, e non la morte. Tu, soggetto, sei in una posizione superiore alla Legge. Affermazione pericolosa, e perciò abbiamo rischiato di perdere questa pagina evangelica, finita tuttavia nel Vangelo di Giovanni dove meglio non poteva. Eliminata la burocrazia, arriva la libertà? Niente è più automatico. Arriva però una responsabilità superiore, e, secondo ciò che decidete, la vita.
Mica facile, Signore.
Passano le rivoluzioni, e le burocrazie sopravvivono.
Non c’è governo di cambiamento che tenga.
Nemmeno il tuo vangelo fa eccezione.
Anche questo è incarnazione.
Un mio conterraneo, in carcere,
scrisse che il nostro paese era una “monarchia burocratica”,
e i funzionari lontani dalla gente,
e la burocrazia l’unica forza unitaria.
Durante la storia, abbiamo ridotto una “buona notizia”
a “teocrazia burocratica”.
Ma viviamo di una pagina di vangelo
che abbiamo rischiato di perdere,
e che sopravvive anche alle sue cattive interpretazioni.
Antonio Pinna
Salmista ad Aristan
Se Gesù non condanna, va contro la Legge e quindi è incastrato; se Gesù condanna, squalifica da solo tutta la sua predicazione e diventa non credibile agli occhi di tutti (da Salmo 153 Pietre DOC, editoriale di Antonio Pinna)