«Durante un’autopsia, Cristina Cattaneo, medico legale, trova una pagella piegata con cura, cucita nella povera tasca di un quattordicenne proveniente dal Mali, affogato durante il passaggio nel Mediterraneo: la speranza del suo viaggio verso l’Europa. La pacchia, non è mai cominciata.»
Non sapremo mai cosa diceva la mamma a quel suo figlio mentre gli cuciva nella giacca quella pagella, angelo custode senz’ali. Sicuramente, pensava che la cultura, che è sapere le cose, saper ragionare, sapere che il sapere (e quindi tutto?) si moltiplica condividendolo, fosse importante là dove sperava arrivare. Si sbagliava. Era importante solo per loro. Qui, mondo e chiesa, le pagelle sono altre. E i voti non sono quelli delle pagelle.
E sento, Signore, quel tuo filo di voce
alle donne che ai lati della strada
ti vedevano figlio andare alla fine:
«Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me,
ma piangete su voi stesse e sui vostri figli.
Ecco, verranno giorni nei quali si dirà:
“Beate le sterili, i grembi che non hanno generato
e i seni che non hanno allattato”.
Allora cominceranno a dire ai monti:“Cadete su di noi!”,
e alle colline: Copriteci!”.
Perché, se si tratta così il legno verde,
che avverrà del legno secco?».
Avevi dimenticato il mare, Signore:
«Meglio morire, che tornare in Libia».
Antonio Pinna (Salmista ad Aristan)
«Meglio morire, che tornare in Libia» (da SALMO 173 AVEVI DIMENTICATO IL MARE, SIGNORE – Editoriale di Antonio Pinna)