Martedì scorso, 10 settembre, è morto Salvatore Mannuzzu. Ma già da tempo lui si riteneva ”postumo”. Tralascio l’elenco dei suoi libri e i riconoscimenti di circostanza, di cui, per chi lo conosce, non ha bisogno. Ma non so quanti dei nostri lettori ad Aristan hanno letto un “libretto” in due parti indipendenti, firmato da lui e da Goffredo Fofi, un credente e un non credente: «Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio» (Edizioni Lindau, 2012; Kindle edition, Corriere della Sera).
Mannuzzu affrontò la sfida scrivendo la sua parte sotto forma di diario quasi quotidiano, dal 1 novembre al 7 marzo di un anno non precisato. Non una ricerca accademica di senso, ma una specie di estratto autobiografico, in cui il cammino di comprensione della “purezza” percorre una progressiva e mai finita “purificazione” verso l’essenziale della vita umana, di perdita in perdita. verso un ritrovamento che sa di resurrezione. Significativa figura letteraria di questo totale distacco è il simmetrico e progressivo scomparire della prima persona, a partire dal 4 febbraio, fino a quando, nei diari dell’ultino mese, egli parla di sé soltanto alla terza persona.
«13 gennaio 20**. È più difficile rinunciare a quanto si è perduto che a quanto si ha. E se si è perduto tutto?».
«22 febbraio. […] questa che chiamiamo rinuncia è l’unico modo di ritrovare gli altri, i ‘nostri’ altri… »
«7 marzo. Oggi il nostro personaggio, diarista in tuta di ‘pile’ e veterano lottatore con Dio, compie gli ottantadue anni. È stanco? Ed è pronto a morire? Chissà. […] Tenta, malgrado l’inguaribile impurità del cuore, di pensare all’arcano riposo di Dio, nel mistero della sua Misericordia. Alla quale, qui lascia scritto, ‘con tutta l’anima’, vuole consegnarsi per sempre.»
Una vera ricerca, Signore,
come la tua, si compie alla fine,
perdendo e ritrovando.
Come quella dell’antico salmista:
«Padre, nelle tue mani
consegno la mia vita».
Antonio Pinna (Salmista ad Aristan)
Martedì scorso, 10 settembre, è morto Salvatore Mannuzzu. Ma già da tempo lui si riteneva ”postumo”. (da Salmo 206 SALVATORE MANNUZZU. IN MEMORIA – Editoriale di Antonio Pinna)