«Eravamo sbattuti violentemente dalla tempesta e il giorno seguente cominciarono a gettare a mare il carico; il terzo giorno con le proprie mani buttarono via l’attrezzatura della nave. Da vari giorni non comparivano più né sole né stelle e continuava una tempesta violenta; ogni speranza di salvarci era ormai perduta.»
A un certo punto, i marinai pensano di mettersi in salvo con la scialuppa, lasciando i 246 passeggeri al loro destino sulla piccola nave. Ma un certo Paolo si rivolge al corpo militare di sicurezza della nave dicendo: «Se costoro non rimangono sulla nave, voi non potrete mettervi in salvo». Allora i soldati tagliarono le gómene della scialuppa e la lasciarono cadere in mare». (Atti degli Apostoli, cap. 27-28)
C’è sempre stato, in mare
e oggi soprattutto in terra,
dove è anche più comodo pensarlo,
chi è più furbo a volere salvarsi da solo.
Il tuo santo apostolo, Signore,
avvisò chi poteva a tagliargli le gòmene.
Per la cronaca,
quei naufraghi approdarono a Malta,
«furono accolti con gentilezza»,
e da miracolo nacque miracolo:
«Ci colmarono di molti onori e,
al momento della partenza,
ci rifornirono del necessario».
Per questo a Malta il 10 febbraio di ogni anno
la festa di San Paolo Naufrago
è una delle feste pubbliche più importanti.
Antonio Pinna (Salmista ad Aristan)
Eravamo sbattuti violentemente dalla tempesta e il giorno seguente cominciarono a gettare a mare il carico (da Salmo 224 «SAN PAOLO NAUFRAGO» A GÒMENE TAGLIATE – Editoriale di Antonio Pinna