Vorrei ritrovare un frammento di intervista in cui Marcello Mastroianni, discorrendo di “recitazione”, prese come esempio i modi di dire “buon giorno”. E fu che a un certo punto il suo “buon giorno” fu davvero un “buon giorno”.
Le prime parole di papa Francesco appena eletto furono un semplice e poco papale “buona sera”, e fu a benedizione più di mille religiosi e scontati “sia lodato…”.
Allora, risparmiatevi gli auguri non auguri, ma gli auguri auguri, con quelli, benedite. Come un caldo “buon giorno” e un fresco “buona sera” a svelare il sole. Perché le parole, quelle vere, sono capaci di creare, soprattutto dal nulla.
Come la poesia a tutto inaugurare
ti fa dire, Signore:
«Sia la luce. E la luce fu». (Gen 1,3)
E non c’erano ancora né sole né luna né stelle.
Luce e basta.
Luce luce.
Buon anno, dunque,
anche dopo un anno pure peggio del nulla.
Antonio Pinna (Salmista ad Aristan)
“Allora, risparmiatevi gli auguri non auguri, ma gli auguri auguri, con quelli, benedite.”
Da Salmo 274 AUGURI “AUGURI” – Editoriale di Antonio Pinna (Salmista ad Aristan)