«Abbiamo due vite. La seconda comincia quando ti rendi conto che ne hai solo una». L’aforisma è attribuito a Confucio, e l’ho appena letto citato da chi sembra aver cambiato vita in quel giorno di rendiconto. A me la frase è piaciuta, per il motivo opposto: non vedo motivo di cambiare. Ogni rendiconto è un sì a continuare.
Curioso che il Salmo biblico che parla più a lungo delle contraddizioni della vita umana individuale è il salmo 89(88), il primo del “terzo libro” del Libro dei Salmi, il momento in cui nel salterio comincia la risposta alla domanda “fino a quando?”, domanda posta dal salmo precedente, forse il più drammatico, tutto dedicato al fallimento più totale della promessa fatta a Davide di un suo regno duraturo. In effetti, è l’unico salmo attribuito a Mosé, la cui storia con un popolo senza re è la base per ricominciare una storia più vera senza più Davidi.
Chissà perché il salmo che più parla della provvisorietà dei giorni umani («finiamo i nostri anni come un soffio»), termina invece con un distico completamente contrario?: «Rafforza per noi l’opera delle nostre mani, l’opera delle nostre mani rafforza». Forse perché è stata esaudita una preghiera precedente:
«Ai tuoi occhi, mille anni
sono come il giorno di ieri che è passato,
come un turno di veglia nella notte…
Insegnaci a contare i nostri giorni
e giungeremo alla sapienza del cuore.
Volgiti, Signore; fino a quando?»
Antonio Pinna (Salmista ad Aristan)
“Ogni rendiconto è un sì a continuare.”
Da Salmo 302 – COME UN TURNO DI VEGLIA – Editoriale di Antonio Pinna (Salmista ad Aristan)