Fawad Andarabi, anziano contadino, cantava ai matrimoni i canti tradizionali della sua gente e della sua terra, i monti e le valli dell’Hindukush, a nord di Kabul. E i talebani l’hanno ucciso. Davanti alla sua famiglia: «Era innocente – ha detto il figlio –, solo un musicista che dava gioia alla gente. Ma gli hanno sparato alla testa nella sua fattoria». Nella loro visione radicale dell’Islam, la musica è impura e vietata, così come le voci femminili, messe al bando anche se non cantano, anche se solo leggono le notizie alla radio o alla televisione. Nell’Afganistan “liberato”.
Un suo canto diceva:
«Non c’è posto al mondo come il mio Paese, una nazione fiera,
la nostra bella valle, patria dei nostri antenati».
Ascolta, almeno tu, Signore,
le parole dell’antico cantatore:
«Ancora un poco e l’empio scompare,
cerchi il suo posto e più non lo trovi.
I miti invece possederanno la terra
e godranno di una grande pace». (Salmo 36,10-11)
Antonio Pinna (Salmista ad Aristan)
“Era innocente – ha detto il figlio –, solo un musicista che dava gioia alla gente. Ma gli hanno sparato alla testa nella sua fattoria.”
Da Salmo 309 CANTA CHE TI PASSA – Editoriale di Antonio Pinna (Salmista ad Aristan)