Secondo uno studio condotto in sei paesi stranieri, dal Canada al Sudafrica, su un campione di 1170 bambini quelli non credenti si sono dimostrati più generosi e meno severi dei credenti. Secondo un altro studio più vicino a noi, i giovani di un seminario regionale italiano, dopo quasi dieci anni di formazione religiosa non mostravano di aver raggiunto alcun particolare traguardo di maturità rispetto a giovani senza altrettanta formazione.
Dostoevskij, nella Leggenda del Grande Inquisitore, ha rappresentato il deragliamento di una religione quando vuole diventare struttura efficiente con vagoni-tentazione di miracolo, mistero e potere.
Niente di indiscutibile, ma mi trovo a pensare che ci sia un certo vantaggio a leggere con ateo disinteresse, o interessato solo alle regole del senso, i “testi sacri” che i religiosi leggono con interessi molto predicati.
Ascoltando te, Parola altra, saprò io ridire
parole libere a creare e nascere,
parole umane fatte forse anche divine
in rinnovati principi di parola?
Come all’alba sul mare una mattina in Galilea,
contando e ricontando parole e pesci dopo notti vuote,
parole e silenzi a riconoscere in volti ritrovati.
(cf Vangelo di Giovanni, capitolo primo e ultimo)
Antonio Pinna
(salmista di Aristan)
COGLI L’ATTIMO
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La leggenda del grande inquisitore da I fratelli Karamazov (1969) diretto da Sandro Bolchi con Umberto Orsini