«Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re.
Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”, “No, no”; il di più viene dal Maligno». (Matteo 5, 33-37).
Ma quanto “di più”, Signore, sento in giro e vedo!
Incapaci di vivere in umana fiducia
l’incerto e il fragile di ogni “persona” in relazione,
vedo fedeli in cerca di eccellenza trovare certezza
in “cose” tanto più sicure quanto più fuori di sé:
monumenti a seppellire ogni rapporto tra persone,
tombe tanto più superflue quanto più solenni,
fantasmi divini di parole senza voce umana.
Da questa giustizia di “maligno”, salvami, Signore,
e nel tuo regno di persone fammi un posto di sguardi,
non di pietra.
Antonio Pinna
(salmista di Aristan)
Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re (da Salmo 73 IL MALIGNO DEL “DI PIÙ” editoriale di Antonio Pinna)
Non giurare – da Romeo e Giulietta (1977) di William Shakespeare con Gabriele Lavia e Ottavia Piccolo