Giuda, ti voglio parlare.
A me? È da molto che nessuno mi parla.
Fratello di silenzi.
Tanti hanno detto tanto e tanto dicono, al mio posto. Ma a parlare, o dire tutto, basta poco.
Fratello di chiacchiere.
Sì, ogni tanto mi riducono a scoop.
Sai, i giusti credono importante sapere di preciso perché uno fa quello che fa.
Vuoi sapere anche tu, finalmente e di preciso, cosa ho fatto e perché?
Sapere di preciso e finalmente? Ossessione di giusti a far vittime o santi.
Lo so. I giusti dicono di me che ho sbagliato anche il pentimento. Il santo da imitare è Pietro.
Fratello in fallimenti.
Anche io, forse, volevo sapere di preciso e finalmente…
Così, ci hai messo la faccia.
Ma allora mi volevi dire cosa?
A dire? Niente.
Allora?
Solo come hai fatto tu: metterci la faccia.
È vero: mi ha detto «Amico», in quel momento.
Mt 26,24-25. «Gesù disse: “Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito/consegnato! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!”. Giuda, il traditore, disse: “Rabbì, sono forse io?”. Gli rispose: “Tu l’hai detto”».
Di Giuda si è detto tutto e il contrario di tutto, mischiando fatti e interpretazione. Due fatti, uno travisato e l’altro dimenticato.
Il fatto travisato: il termine greco usato per indicare la sua azione vuol dire “consegna, consegnare”; dire, invece, “tradimento, tradire” è già interpretare. A rigor di termini, chi “tradisce” è Pietro che giura e spergiura di non conoscere Gesù, piuttosto che Giuda che riconosce e indica chi è Gesù: «Quello che bacerò è lui: arrestatelo!» (Mt 26,48).
Il fatto dimenticato: Giuda “consegna” il Maestro alle autorità religiose del suo popolo. Riconoscerà il suo sbaglio quando vede che Gesù viene invece “ri-consegnato” proprio da esse al potere straniero e occupante dell’esercito romano (Mt 27,2-3). [Si ricordi e si confronti la tragica “sorpresa” degli ebrei/israeliani, al momento dell’uccisione di Yitzhak Rabin, quando videro che proprio “uno di loro” era l’assassino di “uno di loro”]. Forse Giuda cercava di forzare un accordo “rivoluzionario” tra il movimento popolare di Gesù e le autorità giudaiche? Non lo sappiamo, ma,
(conseguenza), in ogni caso viene confermata la necessità di non mischiare il piano pragmatico dei fatti e il piano cognitivo della interpretazione. L’azione di Giuda resta autonoma sul piano dei fatti: la Scrittura (o la “volontà di Dio”) è ispirazione di Gesù a dire, attivamente, che egli “se ne va”, sul piano del senso, e non resta passivo, come potrebbe apparire, “viene consegnato”, sul piano dei fatti, dove ispirazione di Giuda sono invece le autorità religiose del popolo. L’ultima parola che Gesù dice su Giuda è in fondo una beatitudine: «Bene per quell’uomo se non fosse mai nato». Come quando una mamma sogna di cancellare un disastro del figlio, dicendo: «Se non fossi nato, figlio mio». Giuda, fuggendo dalla vita, ha forse cercato di realizzare quella beatitudine detta per lui dal Maestro e Amico?
Antonio Pinna
(salmista di Aristan)
Sai, i giusti credono importante sapere di preciso perché uno fa quello che fa.
Vuoi sapere anche tu, finalmente e di preciso, cosa ho fatto e perché?
Sapere di preciso e finalmente? Ossessione di giusti a far vittime o santi.
Lo so. I giusti dicono di me che ho sbagliato anche il pentimento.
da Ricomincio da tre (1981) diretto e interpretato da Massimo Troisi