Le immagini di questi giorni hanno ricordato questo motto di Parigi, città-barca in mare agitato, ma che non affonda.
La frase è anche un verso di una famosa canzone dal titolo polisemico nella lingua francese originale: “Gli amici anzitutto” oppure “Gli amici di bordo” (Les copains d’abord). Il motto è anzi la prima cosa che si dice di questa barca di amici: «I suoi ‘Fluctuat nec mergitur’ / non erano letteratura… », cioè erano reali, includendo di nuovo forse anche il doppio senso del latino: le “fluttuazioni”, le discussioni e incertezze condivise, i dubbi, “non dispiaccia agli iettatori, sì agli iettatori”, non impedivano alla barca di raggiungere «la fine/fonda dei porti».
Oltre al motto latino, altri versi di questa canzone me l’hanno fatta sentire attuale in questi giorni: «Non erano nemmeno angeli, / il Vangelo non lo avevano letto, / ma si amavano a vele spiegate, / a vele spiegate. / Giovanni Pietro Paolo e compagnia / era l’unica loro litania, / il loro Credo e il loro Confiteor / di amici anzitutto». E la penultima strofa diceva, con una frase idiomatica sovente non compresa: «Agli appuntamenti dei veri amici / non capitava sovente di avere posti vuoti. / Quando uno mancava / era perché morto». E qui il testo stesso si spezza, venendo a mancare la ripetizione attesa. La strofa terminava: «Sì, ma davvero mai, mai il suo buco nell’acqua si richiudeva. Cento anni dopo, colpa di sorte, mancava ancora».
Amarsi a vele spiegate,
con le uniche litanie dei nomi amati,
sarà un tuo vangelo vissuto,
anche se non letto, o Signore,
alla fine/fonda dei tuoi porti.
Ma se quei vuoti sempre vuoti nell’acqua,
buchi neri ad assorbire assenze,
potessero un giorno riparlare di presenza,
cosi come i vuoti dei chiodi nel corpo di un risorto…
Antonio Pinna
(salmista di Aristan)
COGLI L’ATTIMO
Georges Brassens – Les Copains d’Abord