SARRISMO, GIOIA E RIVOLUZIONE


Editoriale del 22 gennaio 2018

Sono stato introdotto al Sarrismo da mio fratello Matteo circa un anno fa, e da allora sono un convinto militante, nonostante il mio generale disinteresse per il calcio. Maurizio Sarri è l’allenatore del Napoli, impiegato di banca che ha girato gli sportelli di mezz’Europa prima di avere l’occasione di dedicare tutto se stesso all’attività sportiva. Dopo un quarto di secolo trascorso a guidare oscure formazioni di provincia nel 2015 De Laurentiis l’ha chiamato alla regia delle maglie celesti. Sigaretta perennemente in bocca, barba incolta, sangue tumultuoso, lingua candida e feroce, ha raccolto nei primi due anni un secondo e un terzo posto, mentre originava senza dubbio la miglior estetica pallonara del Paese. Attualmente guida la classifica. Il Napoli spende mediamente un terzo dei budget colossali con i quali le squadre nel campionato italiano riescono solitamente a luccicare in vetta. Ma se fosse tutto qua sarebbe solo calcio, e io non leverei al tennis un minuto del mio tempo. Sarebbero Sarri e il Napoli, non il Sarrismo. Il Sarrismo nasce grazie a un gruppo di sfegatati partenopei. Senza saperlo, credo, hanno applicato con successo quello che il filosofo argentino (un caso?) Ernesto Laclau ha definito “populismo”. Chi ne ha voglia può avventurarsi nei labirinti della lunga bibliografia. In estrema sintesi Laclau ha intrecciato Gramsci e Lacan con il rigore monacale di Wittgenstein, sostenendo che la storia è un susseguirsi di egemonie, e che queste possono essere superate solo attraverso contro-egemonie che devono essere costruite, perché il sociale è naturalmente eterogeneo. In questo processo di agglutinazione i “significanti vuoti” ricoprono un ruolo fondamentale. I significanti vuoti sono parole, idee o figure capaci di attrarre le disperse istanze di cambiamento presenti nella società, di metterle assieme e sussumerle in un mito che rappresenta quel principio di pienezza che tutti andiamo cercando. Il Sarrismo è un significante vuoto. I tifosi partenopei hanno sovrapposto Sarri e la sua squadra alla galassia del linguaggio vetero-comunista. Sarri è il comandante, la Juventus è il capitalismo Sabaudo, lo scudetto è la presa del Palazzo d’Inverno. Il comandante in vacanza viene incastonato in una foto dove Castro e il Che pescano marlin al largo dell’Havana. La rivoluzione è organizzata in soviet, non disdegna il gulag. E così via. Potete, più rapidamente rispetto a Laclau, sgranare la bibliografia sulla loro pagina Facebook, candida, autoironica e determinata come il comandante. Io mi diverto molto, e mi tuffo a bomba nella pozza del significante vuoto. Perché penso che la Juventus e gli altri squadroni vadano annichiliti con la moltitudine e la bellezza, esattamente come l’egemonia degli oligarchi che ci governano, in Italia e nel pianeta. Ho visto abbastanza in guerra per sapere che la resistenza continua comunque a vivere, minuscola, ma solo in quiescenza. Quindi viva la rivoluzione! Sarrismo o muerte!

Luca Foschi
(Inviato di guerra da Aristan\ Aristan’s war correspondent)

Sigaretta perennemente in bocca, barba incolta, sangue tumultuoso, lingua candida e feroce (da SARRISMO, GIOIA E RIVOLUZIONE, editoriale di Luca Foschi)

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