SCENEGGIATA NAPOLETANA


Editoriale del 19 aprile 2019

Molto meglio di certe predilezioni altezzose la gloriosa sceneggiata napoletana è sempre quello che promette. A lei si sono avvicinati grandi autori, l’hanno vista spettatori importanti. Sentimenti sfrenati, senza distinguo, sfumature piene di dubbi, moralismi. Anche il pubblico è in scena. Interviene senza paura o con il pudore di esagerare. Bisogna sempre stare attenti, infatti, perché il dosaggio, la misura, sono importanti e si può passare dal recitato all’istrionesco e al gigione. Non sembra, ma ci rendiamo conto di un elastico, quando si spezza senza remissione.
Gli “o malamente”, una delle tre figure cardine della sceneggiata, erano grandi e sanciti come tali, quando avevano il riscontro non del critico, che pure poteva esserci, ma del pubblico.
Dimostravano di essere veramente bravi quando sapevano indispettire il pubblico, dirò meglio, quando arrivavano a farlo incazzare, e potevano vantarsi di averlo provocato sino al lancio di oggetti in scena, sino alle botte vere e proprie, nei casi più clamorosi. “Ieri è stato un trionfo, sono stato spintonato a un certo punto, uno mi ha dato un calcio e un altro mi ha dato uno schiaffo”. In questo caso non ci sono opinioni divergenti, ci sono le prove concrete del coinvolgimento. Nessun lavoro come questo ha il proprio gusto nel pericolo che si avvera e si concorre a fare precipitare.
Uno di noi potrebbe scusarsi, “mi sono lasciato andare”, questione di abitudini, remore e pudori. Probabilmente la fruizione della sceneggiata è sempre terapeutica. Appena capiterò a Napoli andrò a vedermene una, ma prima, per partecipare attivamente, imparerò alcune frasi in napoletano, qualcuna la so già. Tra un Pinter e uno Shakespeare voglio provare anche altre sensazioni.
Ma si sa, non si possono avere le botte e la moglie ubriaca. O sì?

Nino Nonnis (Sa Cavana di Aristan)

Nino Nonnis Nonnis
(Sa cavana di Aristan)

Gli “o malamente”, una delle tre figure cardine della sceneggiata, erano grandi e sanciti come tali, quando avevano il riscontro non del critico, che pure poteva esserci, oltre le sue freddezze, ma del pubblico (da SCENEGGIATA NAPOLETANA – Editoriale di Nino Nonnis)

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