La lontananza, si sa, è come il vento. E se dopo un anno ancora era un incendio che bruciava l’anima non rimaneva che chiudere in una busta nostalgia e desiderio e aspettare. E aspettare. Non esistono statistiche sulla media dei ritardi e sul numero di messaggi intrappolati negli uffici postali del mondo. Ma conosciamo alcuni record. «Mi manchi molto. Ti mando una cartolina del teatro La scala, domani ti scriverò dalla laguna. Ti bacio. E ancora ti bacio e ti bacio», scriveva Michele alla signorina Rina, che a Roma aspettava. Ci ha messo sessant’anni a ricevere quei baci, ma forse da Venezia avrà avuto notizia dell’amato prima di perdere la pazienza. Mrs. Morgan forse avrebbe voluto sapere che suo cugino si trovava a Londra. Sarebbe rimasto in città alcuni giorni e gli sarebbe piaciuto vederla. Succedeva nel 1960 e la cartolina è arrivata due anni fa ai nuovi inquilini della sua casa, che ora vorrebbero rintracciarla per dirle che quel pessimista di Oliver ha scritto che a Londra pioveva e pioveva e pioveva. E che dire dei signori Richardson? Sarebbero sollevati al pensiero che il nipote nel 1929 li informava come promesso di essere arrivato a Burham-on-Crouch all’una precisa. Novant’anni a chiedersi se fosse sceso dal treno. Il primato spetta alle poste australiane. Un biglietto di auguri ha impiegato 112 anni per arrivare dalla colonia britannica del Queensland ad Aberdeen, Scozia. «Buon anno!» recitava il testo. L’anno era il 1889. Le lettere dal fronte disperse e ritrovate non si contano. Scherzi del passato. Ma ora i social hanno risolto tutto. Spunte, doppie spunte, visualizzazioni, ultimo orario di connessione, foto del luogo di arrivo, localizzazione. Qualunque ritardo nelle comunicazioni è negligenza o disamore. Quando partirai, mio amato, io pretendo una cartolina. Per crogiolarmi negli anni nel pensiero che mi pensi e ancora mi vuoi e che forse il tuo amore è soffocato nel fondo di un sacco postale. E prima o poi mi raggiungerà. E se smetterai di amarmi, per rassegnarmi alla tua indifferenza ci metterò esattamente 113 meravigliosi anni di attesa. Non uno di meno.
Eva Garau (Precaria di Aristan)
La lontananza, si sa, è come il vento (da SCRIVIMI QUANDO ARRIVI, editoriale di Eva Garau)