SCUOLA AL CENTRO


Editoriale del 15 gennaio 2013

Mentre la scuola di un tempo aveva un assetto solido, per quanto criticabile e datato, specchio di una società dai valori e modelli culturali precisi, un’identità e una tradizione da perpetuare alle nuove generazioni, noi siamo assai sbandati. In assenza di contenuti condivisi a cui ancorare l’istruzione, ci affidiamo agli strumenti (l’inglese e l’informatica) o alle novità più glamour dell’arte o della tecnica (il cinema e Internet). Ci sta a cuore che i nostri figli sappiano l’inglese e siano capaci di smanettare al computer, ma non ci chiediamo che cosa diranno in inglese (e anche in italiano) e che cosa scriveranno al computer (e anche al cellulare). Siamo impegnati a non far mancare loro tutti gli strumenti più moderni di comunicazione, ma non osiamo insegnare con decisione i contenuti che costituiscono la base della comunicazione culturale da secoli. Il motto, in voga da diversi anni, secondo cui “lo studente è al centro della scuola” mi è sempre parso, come diceva Fantozzi della Corazzata Potemkin, una boiata pazzesca. E’ da questa convinzione, apparentemente così ragionevole (e invece ingannevole), che nascono le magagne di una scuola inevitabilmente squilibrata. Se dicessi che “l’insegnante è al centro della scuola” l’assurdità e la sciocchezza di questa affermazione sarebbero evidenti a tutti. Eppure non è così diversa dalla precedente (anzi, forse forse la condivido un po’ di più, almeno l’insegnante qualcosa sa). Io credo che al centro della scuola ci debbano essere le materie di studio, terreno di incontro fra chi insegna e chi impara, vera base di un corretto meccanismo insegnamento-apprendimento. Da quando al centro della scena abbiamo messo lo studente è sempre più difficile capire che cosa sia la scuola.

Fabio Canessa
(preside del Quijote, Liceo Olistico di Aristan)

COGLI L’ATTIMO

 

da Nuovo Cinema Paradiso (1988) di Giuseppe Tornatore. Con Philippe Noiret, Salvatore Cascio

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