“Ci vediamo dopo?” “Yeah” ha risposto Dave Shaw al suo compagno Don Shirley. Poi è scivolato giù verso “Bushman’s Hole”, un budello d’acqua e roccia circondato dal deserto del Mount Carmel Game Farm, Northern Cape, Sud Africa. Una fra le grotte d’acqua dolce più profonde del pianeta. Fervente cristiano, pilota d’aerei agricoli e poi fra i veterani della Cathay Pacific, aveva sposato la pupa del liceo, Ann, una gentile e timorata insegnante di matematica diventata presto madre di Stephen e Lisa. Il mondo delle immersioni gli si era spalancato per caso, durante una vacanza nei mari filippini, nel 1999. Shaw aveva 45 anni. Qualche anno dopo scriveva nel suo blog: “Essere in luoghi mai esplorati da nessun essere umano è il traguardo definitivo”. Un’ossessione che prese a corrodergli ogni minuto, ogni risorsa economica. I successi non mancavano. Il 28 ottobre 2004 Shaw infrange il record di profondità in grotta. 270 metri nelle viscere del Bushman’s hole lungo una corda, accompagnato solo dal rebreather, un sofisticato sistema di respirazione che permette ai subacquei di riciclare l’anidride carbonica prodotta. A 270 metri il corpo si trova in uno spazio siderale di pressione che la minima variazione di gas può uccidere. A 270 metri, mentre supera il limite, Shaw torva il corpo di Deon Dreyer, un compagno di follia subacquea scomparso dieci anni prima. Attraverso le fenditure la luce trapassa l’acqua e insinua la grotta di luce, come in una cattedrale primitiva. È sotto da ore e il tentativo di schiodare Dreyer dal fondo può diventare mortale. Ma il corpo deve tornare nel regno dell’aria, dove respirano una madre e una moglie inconsolabili. Così Shaw impiega i mesi successivi a progettare l’impresa. La sequenza delle azioni da compiere è una gioconda di sabbia in riva a mare. “Yeah”. Tutto procede secondo programma. Dreyer è lì, un avanzo di muta e mucillaggini e polpe intorno alle ossa candide. Gli avevano detto che sarebbe venuto via in un soffio. Invece il corpo di Dreyer oppone resistenza, il teschio avvolto nella maschera si stacca e gli galleggia davanti al grugno. Tutto è registrato dalla camera che Shaw ha legata sul capo. Mentre si batte per infilare il corpo nella sacca che Ann ha ricavato da alcune tele sintetiche della Cathay Pacific i fili della torcia si mescolano alla fune, l’autostrada verso la superficie. Shaw si divincola. Il corpo di Dreyer potrebbe venir via facilmente ora, ma il respiro è pieno d’affanno, e la narcosi incipiente costringe i pensieri di Shaw alla sequenza del piano. Insiste per infilare il corpo nella sacca. Il respiro è ora convulso. Shaw può finalmente risalire, ma i fili della torcia si sono attorcigliati ancora. I movimenti si fanno lenti, ubriachi. Shaw muore nel corpo a corpo con l’oscurità. Quattro giorni dopo, mentre il resto del team cerca di recuperare l’attrezzatura, il corpo di Shaw riemerge scuro in superficie. Attaccato al suo, come una crisalide, quello di Deon Dreyer.
Luca Foschi
(Inviato di guerra da Aristan\ Aristan’s war correspondent)
COGLI L’ATTIMO
Last Dive of Dave Shaw