SIT-IN CAGNESCO O DEL DIRITTO AL DIVORZIO DEI CANI

Celebrato anche in Italia il primo matrimonio tra cani. I primi, all’inizio dell’anno, sono stati due barboncini di Aosta, Cleo e Pallina e altri 259 a seguire solo nella prima metà del 2017. Festeggiano gli animalisti: è una questione di diritti e la legislazione italiana non ha fatto che adeguarsi a quella di altri paesi, Stati Uniti, ovviamente, a fare da apripista. Tra torte, abiti nuziali, confetti e viaggio di nozze, a vederla in televisione la cerimonia pare una buffa operetta teatrale orchestrata da contesse decadute che sparano l’ultima cartuccia per salvare i mobili di famiglia, a botte da cinquemila euro (bomboniere incluse, pare). E invece, oltre i cappellini con veletta e i baci a sfiorare gli invitati nel ballo ottocentesco delle congratulazioni, c’è molto di più. Regolamenti severi, responsabilità di un veterinario preposto (il celebrante), registrazione nel comune di appartenenza e accurate certificazioni che attestino la compatibilità dei buffet con le esigenze alimentari degli invitati pelosi. Non c’è da stupirsi, considerato che, da solo, il panettone per cani sta portando i ricavi del settore alle stelle, con buona pace dei lavoratori Melegatti a rischio licenziamento. Viva i diritti, dunque, e se questo è un modo per rimediare al trend negativo delle unioni civili bene, ognuno corra ai ripari come può. D’altra parte si tratta di salvare la famiglia tradizionale. Si, perché la legge dice che per sposarsi i due contraenti devono essere di sesso diverso. Proprio così. Cleo e Pallina si, ma Cleo e Bruno no. Mi pare inaccettabile per un paese civile che vuole mettersi al passo con i gloriosi Stati Uniti d’America. Infatti propongo un sit-in cagnesco per rivendicarli davvero questi diritti. E poi si sono dimenticati un dettaglio. Il divorzio non è contemplato. Un matrimonio canino è per sempre. E i divorzisti per cani, come dovrebbero campare?

Eva Garau (Precaria di Aristan)

Tra torte, abiti nuziali, confetti e viaggio di nozze, a vederla in televisione la cerimonia pare una buffa operetta teatrale orchestrata da contesse decadute che sparano l’ultima cartuccia per salvare i mobili di famiglia, a botte da cinquemila euro (da SIT-IN CAGNESCO O DEL DIRITTO AL DIVORZIO DEI CANI, editoriale di Eva Garau)

cantante per matrimoni (di cani)

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