Avrei voluto anch’io commemorare Manlio Brigaglia (“Il Manlio di Marco…”), e invece no, non accadrà. Ora vi spiego. Un po’ a piedi, un po’ su una carretta tirata da muli, all’inizio del mese ho fatto il pellegrinaggio del Rocìo. Sono partito da Siviglia assieme a una decina di migliaia di gitani in costume flamenco e ho accompagnato al Santuario omonimo un simulacro della Madonna. Per una settimana ho percorso sentieri polverosi, fertilizzato boschi, guadato fiumi. Ho passato le notti in accampamenti dove si beveva, mangiava e cantava flamenco sino all’alba. Un’infinita fantastica scampagnata. Che peccato non poterlo raccontare al professor Brigaglia, pensavo; so per certo che “fare il Rocìo” è stato il desiderio mai realizzato di molti suoi illustri colleghi storici. Da secoli oltre cento identici simulacri di quella Madonna partono in processione da altrettanti punti della Spagna, e si ritrovano tutti al Santuario nel giorno della festa. Una riunione tra avatar, direbbe oggi un senza Dio.
Quand’ecco che una notte, mentre dormivo all’addiaccio accanto ai cavalli, il professor Brigaglia mi appare in sogno. Divertito per l’improbabile situazione in cui mi trovavo, ma tuttavia un po’ seccato: “Caro Marco, basta con le mie commemorazioni su Aristan! Io non sono morto. Come disse il grande Torbeno, morire non è smettere di vivere, ma non lasciare memoria di sé!”. Torbeno? Il Giudice di Cagliari? Dovrebbe essere morto più o meno 900 anni fa, ma evidentemente non ha smesso di vivere. Poi mi sono ricordato: Brigaglia l’aveva scritto su “Nues” (Direttore Responsabile: Filippo Martinez) nel 2003. Ho acceso una candela e pregato per lui (Brigaglia) nella cappella votiva del Santuario del Rocìo. Anche se io sono un senza Dio.
Marco Schintu
(Ufficio pesi e misure di Aristan)
https://youtu.be/9DWlngNFIdY
Sono partito da Siviglia assieme a migliaia di gitani in costume flamenco. Ho percorso sentieri polverosi, fertilizzato boschi, guadato fiumi… (da UN SOGNO ANDALUSO, editoriale di Marco Schintu)