Sono contrario! In questi giorni così drammatici l’ho già detto e ripetuto tante volte: le iniziative in memoria del meteorologo-capo Marco Schintu mi sembrano lugubri e inopportune. Sabato scorso, prima dell’amichevole vinta 4 a 2 dal Club Atlético San Lorenzo de Almagro contro un’Aristan ancora a corto di preparazione (reti: Carlo Todde [7′]; Rodrigo Contreras [36′-39′]; Néstor Ortigoza [65′]; Leandro Navarro [79′]; Luca Cocco [90′]), è stato tributato un minuto di silenzio alla sua memoria. Domenica la Banda Musicale Autonoma Santa Cecilia di Aristan in piazza Achab, a mezzanotte in punto, gli ha dedicato una struggente versione di Remember Vito Andolini di Nino Rota dal film The Godfather Part II (uno dei molti soprannomi di Marco è Padrino Soave). Ieri l’assistente di volo Giovanna Ferraro, mentre sulla rotta Melbourne-Honolulu sorvolava l’isola di Nauru (luogo ove Schintu sarebbe stato trucidato dai contemplatori di nuvole in sommossa e cucinato da Romolo Wu, cuoco – forse – cannibale) ha lanciato in mare una corona di magnolie obovate dai caratteristici colori rosso-violacei, i fiori preferiti dal nostro.
Conosco da sempre Marco Schintu, abbiamo fatto il liceo insieme e abitato nello stesso appartamento all’università, e posso assicurarvi che in pochi sanno dileguarsi davanti a qualsiasi forma di pericolo – anche minimo – come lui; non a caso è docente di Paura nella nostra università. Quando fiuta un rischio qualsiasi Marco diventa imprendibile: agile come uno scoiattolo, astuto come una volpe e veloce come un Ghepardo. Crederò al suo decesso solo dopo aver visto il cadavere o, se è stato divorato, le ossa.
Filippo Martinez
COGLI L’ATTIMO
che fine ha fatto Marco Schintu?