Questo è un editoriale semplice. L’umidità appanna i ragionamenti. Su Facebook si condensa in bombe d’acqua e qualunquismo pronte a esplodere senza preavviso, ma anche al bar sotto casa, dal giornalaio, in piscina. Fa troppo per caldo per ripercorrere le ultime settimane e il montare di quella battaglia sudata che ci inchioda alla tastiera a insultarci a vicenda, tra parenti, colleghi, vicini di casa, sconosciuti. Qualcuno oggi si è svegliato contento perché l’aggressione (lancio di uovo e ferita a un occhio) all’atleta azzurra Daisy Osakue è stata derubricata come atto goliardico da parte del figlio di un consigliere del PD. Qualcuno si è svegliato contento non perché si trattasse di una ragazzata e non di un raid razzista (sul sottovuoto cerebrale di certi nostri ragazzi interroghiamoci un’altra volta) ma perché il demente è per parentela ascrivibile alla sinistra. L’afa ci sta pappando ciò che rimane del cervello. È tutto un fiorire di sillogismi campati in aria, con sintesi inevitabilmente strampalate. I razzisti sono nel PD, il padre della vittima aveva precedenti penali, i buonisti fomentano l’odio contro Salvini, non esiste alcuna emergenza, è colpa di Saviano, no del Papa, no di uno zio radical chic. Chi dice il contrario è un servo del PD (se è donna, io in particolare, “troietta al soldo del PD”). Fa troppo caldo per dire che in questa guerra perderemo tutti. Decisamente troppo caldo per ricordare che senza guardare agli ultimi vent’anni non si può dare conto della normalizzazione di un linguaggio che a partire dagli anni Novanta ha mischiato ai toni violenti una grande confusione tra cittadinanza, immigrazione, sicurezza, accoglienza. Dal celodurismo al vaffa day, il declino di una Repubblica fondata sulle appartenenze semi-mistiche, sul mito dell’uomo forte, sulle soluzioni istantenee, sulla fine del compromesso, sul diritto alla libertà d’espressione a qualunque costo. La sinistra italiana e la mancanza di un discorso coerente sul tema dell’alterità hanno responsabilità di lungo corso. La Lega ha piantato il seme dell’intolleranza decenni fa, Berlusconi il moderato ne ha legittimato le istanze con la casacca del governo, la Chiesa ha rincorso e tappato i buchi del welfare, sanzionando le narrazioni più estreme. Proprio la copertina di Famiglia Cristiana (Vade retro Salvini) è la prova che quel linguaggio e quell’intolleranza hanno vinto. Questo è un editoriale semplice. Per dire che un problema c’è e non da oggi. Fa troppo caldo per scendere in piazza a manifestare. Imbracceremo i fucili gli uni contro gli altri, visto che la ragione è in vacanza? Forse in autunno, per ora fa davvero troppo caldo. Speriamo solo di prendere meglio la mira. E che non ci siano bambine rom troppo vicine ai piccioni.
Eva Garau (Precaria di Aristan)
“Fa troppo caldo per dire che in questa guerra perderemo tutti. Decisamente troppo caldo per ricordare che senza guardare agli ultimi vent’anni non si può dare conto della normalizzazione di un linguaggio che a partire dagli anni Novanta ha mischiato ai toni violenti una grande confusione tra cittadinanza, immigrazione, sicurezza, accoglienza.”
Da SPOILER: QUESTO È UN EDITORIALE SUL RAZZISMO E IO NON SONO FIGLIA DI UN CONSIGLIERE DEL PD – Editoriale di Eva Garau (Precaria di Aristan)