STELLE NELLA POLVERE


Editoriale del 7 novembre 2017

Che pena la caccia al molestatore che sta infangando le star del cinema! Il ventilatore mediatico, messo in moto dal caso Weinstein, continua a schizzare merda sui beniamini di ogni generazione. Profetico è stato Woody Allen, da sempre in prima fila tra i nostri beniamini: “Temo che si venga a creare un’atmosfera da caccia alle streghe, in cui ogni uomo in un ufficio che fa l’occhiolino a una donna debba ritrovarsi a chiamare un avvocato per difendersi”. Dopo l’indifendibile Weinstein, è toccato al gay Kevin Spacey e all’etero Dustin Hoffman, che hanno risposto in modo rispettivamente ridicolo (“Non me lo ricordo ma chiedo scusa”, variante meschina del “Non capisco ma mi adeguo” di Maurizio Ferrini) e insufficiente (solo scusa). Poi è arrivato il turno degli italiani: un regista e attore che ha molestato la sedicenne Asia Argento (i sospetti sono caduti su Michele Placido, finito subito sotto i riflettori delle Iene) e l’insospettabile Giuseppe Tornatore che avrebbe invece molestato Miriana Trevisan (ma lui finora è stato l’unico che, anziché chiedere scusa, ha negato decisamente). Mi sa che siamo solo all’inizio e che la lista dei maiali (veri o presunti) si allungherà ancora per molto tempo, sia perché il mondo dello spettacolo è senz’altro ricco di produttori, registi e attori che approfittano squallidamente del loro ruolo per rimediare il rimediabile sia perché ogni denuncia del genere (fosse pure falsa) trova ora terreno fertile e vento in poppa per una facile visibilità internazionale. Che la punizione dei colpevoli sia sacrosanta non c’è dubbio, ma non è giusto nemmeno prendere per oro colato qualsiasi intervista accusatoria, senza delle prove che però sarebbe quasi sempre impossibile esibire: se io molesto qualcuna, non lo farò certo in presenza di testimoni. Difficile separare il grano dal loglio: scandaloso lasciare impuniti i colpevoli (con la loro trita litania di scuse e smemoratezze) quanto segnare con un marchio d’infamia (di sicuro indelebile) eventuali calunniati. Avvilisce la panoramica che illumina il mondo del cinema di luci livide, indignano gli imbarazzanti balbettii di patetiche scuse da parte di star hollywoodiane (si chiede scusa quando si pesta un piede o si urta qualcuno, non quando si palpa o ci si tira fuori l’uccello). E mentre stacchiamo tristemente ad uno ad uno i poster dei nostri idoli dalle pareti di casa, e mentre sonni agitati turberanno le notti di cineasti più o meno arrapati, lasciamo la conclusione più condivisibile ancora a Woody Allen: “E’ triste e tragico per chiunque è coinvolto: è tragico per quelle povere donne vittime degli abusi, triste per la vita rovinata di Weinstein, di sua moglie, dei figli. L’ottimo reportage ha fatto bene a togliere il coperchio da questa pentola da troppo tempo in ebollizione e anche a togliere il velo dell’omertà su queste odiose pratiche sessiste. Ma mi lasci dire che nessuno ne uscirà vincitore: siamo tutti perdenti”.

Fabio Canessa
(Preside del Liceo Olistico Quijote)

indignano gli imbarazzanti balbettii di patetiche scuse da parte di star hollywoodiane (si chiede scusa quando si pesta un piede o si urta qualcuno, non quando si palpa o ci si tira fuori l’uccello). (da STELLE NELLA POLVERE, editoriale di Fabio Canessa)

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