TI CONOSCO MASCHERINA


editoriale del 4 febbraio 2020

Sabato una farmacia di Rimini ha venduto 136 mascherine: il farmacista, dottor Giulio Mignani, ha dichiarato che, prima d’ora, era tanto se ne ordinava 10 all’anno. La farmacia di Furci Siculo, un paesino di tremila abitanti vicino Messina, ne ha vendute più di 600 in due giorni. Domenica chi era sotto la torre di Pisa o davanti al Colosseo ha vissuto stranito lo spettacolo distopico e assurdo dei tanti turisti in mascherina. Ieri alla stazione Termini sono spuntati i bagarini che vendevano al nero mascherine sciolte, non confezionate, a 10 euro l’una. I tg parlano del coronavirus per i primi dieci minuti, i giornali per le prime dieci pagine, in rete è l’argomento più cliccato. Il bello è che tutti ripetono che la mortalità prevista è del 2%, esattamente come quella della normale influenza (la sola differenza è che per il coronavirus non c’è ancora il vaccino). L’informazione amplificata crea un polverone che finisce per comunicare l’opposto di quello che dice. In effetti se dieci pagine di ogni giornale, ore e ore di televisione e tutti i siti web non facessero che ripetere che mio zio sta benissimo ed è in ottima salute, qualche dubbio mi verrebbe: perché danno così tanto spazio alla non notizia che mio zio sta bene? Mica ci sarà qualche complotto e invece sta male? E infatti la rete è piena di simili cazzate: dalla guerra batteriologica voluta da Trump alla speculazione economica delle case farmaceutiche. Fino al delirante divieto di ingresso ai cinesi nei bar e nei negozi (a La Spezia hanno addirittura annullato un concerto di musicisti cinesi). Gli ultimi dati Eurispes riportano che secondo il 15,6% degli italiani la Shoah è un falso storico e secondo un altro 16,1% è avvenuta ma è stata molto esagerata dalla propaganda: cioè quasi il 32% degli italiani è negazionista, nonostante Giornate della Memoria, film, documentari, mostre, trasmissioni tv e le tante iniziative, scolastiche e non. Gli stessi dati Eurispes testimoniano che nel 2004 i negazionisti in Italia erano una miserabile minoranza di miserabili che non arrivava al 2,7%. E dove erano i terrapiattisti e gli antivaccini dieci o vent’anni fa? Uno degli aggettivi più insopportabili della neolingua italiana è “virale” (a proposito di un video cliccatissimo su YouTube e dintorni), ma è anche il termine più adeguato per definire il morbo Internet. Il vero virus non è quello uscito dal pipistrello macellato a Wuhan ma dal cervello maciullato del primo coglione che caca dubbi sul web. Dalla pulce nell’orecchio instillata da chi almanacca complotti, trame e coperture. E le nostre orecchie sono diventate tazze pronte a ricevere brodo di pulci e zuppe di stronzate. Il Liceo Quijote organizzerà per il Martedì grasso una sfilata in mascherina, un po’ sfilacciata: infatti le mascherine copriranno gli occhi e le orecchie dei partecipanti, mentre la bocca sarà libera di urlare e imprecare a ogni inciampo o caduta. Sembrerà una coreografia di Bruegel. Allegoria (senza carri) della nostra società allo sbando: cieca e sorda alla comprensione, logorroica e sciolta al lamento e all’insulto. Perfetta per il Carnevale, ma adatta a essere replicata, con un tocco di mestizia in più, anche il Mercoledì delle ceneri.

Fabio Canessa (Preside del Liceo Olistico Quijote di Aristan)

 

 

 

 

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