Ognuno di noi ha una data di scadenza. Da oggi potremo portarcela addosso, come il vasetto dello yogurt. La procedura è semplice: compilate un questionario con giorno di nascita, malattie, uso di alcool e fumo, abitudini quotidiane e poco altro. Le risposte, elaborate da un computer, produrranno la data probabile della vostra morte. A questo punto vi sarà consegnato il Tikker, un orologio che, anziché segnare le ore, è stato programmato per scandire il conto alla rovescia del tempo che vi rimane da vivere. L’inventore di questo simpatico gadget è tale Fredrik Colting, uno svedese come Ingmar Bergman, con il quale sembra condividere l’interesse per la morte. Stavolta non trasfigurata artisticamente, ma esibita con eleganza al polso. La trovata può apparire un po’ brutale e macabra, invece quel buontempone di Colting l’ha pensata con le migliori intenzioni. L’obiettivo sarebbe addirittura, secondo le sue dichiarazioni, quello di “imparare ad amare la vita e a coglierne ogni attimo”. Chi oserà innervosirsi perché la moglie gli ha scotto gli spaghetti o incazzarsi per una partaccia del capufficio? Basterà gettare lo sguardo al countdown inarrestabile dell’orologio della morte per superare agevolmente queste piccole seccature e non sprecare con la rabbia in corpo i minuti che ci restano, mentre i numeri scorrono implacabilmente all’indietro. Un sinistro “carpe diem”, un “memento mori” postmoderno che irrompe prepotente in una società che fa di tutto per esorcizzare e nascondere quella incombente realtà della dipartita che l’orologio si compiace invece di spiattellarci sotto gli occhi ogni secondo della nostra vita. A parte il fatto che il calcolo non ha alcun fondamento scientifico, l’invenzione ci sembra il più formidabile generatore di ansia che si potesse concepire, in grado, nel caso improbabile diventasse di moda, di far implodere dall’interno la pubblica pusillanimità. Non scommetteremmo un centesimo sul successo del Tikker, né ci metteremo in fila per comprarlo, ma il funereo connubio tra cialtroneria biologica e pretenziosità filosofica ne fa già un oggetto di culto, da Nobel per la Pace. Eterna.
Fabio Canessa
preside del Quijote, Liceo Olistico di Aristan
COGLI L’ATTIMO
da Aprile (1998) diretto e interpretato da Nanni Moretti