TURISMO DA LAGER


Editoriale del 13 settembre 2016

Serjei Loznista

Tra la quarantina di film che abbiamo visto a Venezia, uno solo continua a girarci per la mente. Un Ufo dello schermo, intitolato “Austerlitz”, presentato fuori concorso, nel quale l’ucraino Sergei Loznitsa filma, con la cinepresa nascosta, le persone che visitano un campo di concentramento, squadernandoci sotto gli occhi lo spettacolo ordinario e disturbante del turismo da lager, tra l’ascolto distratto delle guide, i panini sbocconcellati nelle pause e i selfie di fronte ai forni crematori. Limitandosi a mostrare, senza alcun commento, la folla in t-shirt e pantaloncini che si aggira svogliata in mezzo a quei luoghi di dolore, il raggelante documentario smaschera la profanazione quotidiana della sacralità della Shoah, ridotta a un format da Gardaland della storia. Prive di una voce fuori campo che tiri le fila, quelle immagini ci interrogano sul tempo e sullo spazio: là dove si è consumata la strage più allucinante di milioni di innocenti, oggi sciamano frotte di visitatori zombie, seguendo pigramente la spiegazione delle guide, come al Colosseo o alla villa di Napoleone. Non sono mostri, o se lo sono lo siamo anche noi. Eppure l’oscenità della gita è evidente, nella sua perversa normalità. Dunque sarebbe meglio non visitare i lager? O bisognerebbe limitare l’ingresso a una persona alla volta, per serbare il rispetto delle vittime, garantendo una memoria adeguata come quella di chi si confronti da solo con i fantasmi del campo? (Esattamente quello che ha fatto papa Francesco). Oppure ogni turismo è superficialmente osceno, anche quello del Colosseo? Interrogativo inquietante, posto alla fine delle vacanze. “Il tempo è complice degli sterminatori”, scrisse Cioran, “chi si indigna più oggi per i crimini di Nabucodonosor?”. Non possiamo e non vogliamo dimenticare, ma qual è il giusto modo di ricordare? E se fosse osceno di per sé anche l’atto del guardare, e quindi il cinema stesso? Interrogativo ancora più inquietante, posto nel bel mezzo della Mostra d’Arte Cinematografica. Esente da moralismo e da messaggi, il film è una cura omeopatica contro l’indifferenza e la routine. Un campanello d’allarme che, mentre rivoluziona il linguaggio visivo e frusta la passività dello spettatore, affila la nostra capacità di osservazione e lo spirito critico verso noi stessi e il nostro sguardo. Esempio limpido e imbarazzante di etica del cinema.

Fabio Canessa
(preside del liceo olistico “Quijote”)

Un Ufo dello schermo, intitolato “Austerlitz”, presentato fuori concorso, nel quale l’ucraino Sergei Loznitsa filma, con la cinepresa nascosta, le persone che visitano un campo di concentramento, squadernandoci sotto gli occhi lo spettacolo ordinario e disturbante del turismo da lager
(da TURISMO DA LAGER editoriale di Fabio Canessa)
turismo da lager – da Austerlitz (2016) di Sergei Loznitsa

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