Il miglior ultimo dell’anno della mia vita risale a un trentennio fa. Al Liceo li organizzavo io, con gran successo. Bastava avere un’idea balzana, inventare qualche trovata idiota e il trionfo era assicurato (che è poi il segreto di tanta arte contemporanea): come la volta che mi feci prestare una gallina da un contadino della zona, la scaraventai in mezzo alla festa, tra musica e spumante, e tutti erano entusiasti (tranne lei, che trotterellava terrorizzata con quello sguardo scemo da gallina). Ma il primo anno di università decisi di riposarmi e andare ospite da qualcuno. Mi invitarono a una decina di feste e io, come faccio spesso, dissi di sì a tutti. La sera del 31 non sapevo come fare a essere dappertutto. Per di più la mia ragazza di allora aveva organizzato una cena a casa sua e non potevo mancare. Allora patteggiai con lei che avrei avuto come punto fermo la sua cena, ma mi sarei preso la libertà di assentarmi ogni tanto per andare a visitare le altre feste a cui avevo aderito. Era uno spasso, fra una portata e l’altra, attraversare da solo la città di notte con la mia Panda dell’epoca, vedere le finestre illuminate, i botti e gli ubriachi per strada e poi suonare i campanelli e fermarmi un quarto d’ora nei vari microcosmi: dalla festa parrocchiale con il tremendo gioco dei mimi al gruppo degli scoppiati già gonfi d’alcol alle dieci e mezzo, dal party trucido ad alta gradazione erotica al club degli intellettuali che discettavano sui migliori libri, film e dischi dell’anno trascorso. Feci un salto perfino a casa dei miei e li trovai mentre giocavano a tombola con gli amici. E ogni volta tornare al focolare domestico con lo zampone e il cotechino, il panettone e il pandoro, il caffè e l’ammazzacaffè. Ogni ambiente preso singolarmente sarebbe stato insopportabile dalle 9 di sera alle 6 di mattina, ma per un quarto d’ora mi parevano tutti fantastici, e soprattutto era sublime il contrasto tra loro. Così dovrebbe essere la vita: magari piena di cazzate, ma varia, festosa e senza l’ombra della noia.
Fabio Canessa
(preside del Quijote, Liceo Olistico di Aristan)
COGLI L’ATTIMO
da Fantozzi (1975) diretto da Luciano Salce, con Paolo Villaggio