UOMINI FORTI E DONNE CON LE GONNE


Editoriale del 30 gennaio 2017

Pare che le vendite di 1984 siano aumentate sensibilmente da quando Kellyanne Conway, portavoce del presidente americano Trump, ha replicato alle domande sulle acclarate menzogne pronunciate dal capo durante il discorso d’insediamento definendole “fatti alternativi”. Difficile trovare consolazione nella risposta dell’intervistatore: “una falsità non è un fatto alternativo, è una falsità”. Per uno che s’indigna davanti all’incarnarsi della neolingua e del bipensiero ne esistono dieci che hanno divorato la verità e il suo contrario, accogliendole entrambe e rendendosi così passivi e disponibili davanti a qualsiasi evoluzione della storia. La sfacciataggine della grande sorella Conway può solo voler dire che la tradizionale ambiguità della semantica politica è già sfociata nel mare della fregnaccia proditoria sistematica, e che nel pacchetto welfare destinato agli spettatori democratici è incluso il dolce naufragar. Un tempo che pianta in pancia nausee da anni Trenta: la crisi economica, il bisogno di uomini forti, le frontiere e i muri, la guerra civile spagnola in Medio Oriente, la xenofobia . Magari tutto s’aggiusta magari no, in ogni caso non mi aspetterei baffetti o teschi pelati che arringano le folle. La storia ti sorprende sempre con il medesimo pettinato di nuovo. Chi avrebbe mai detto che gli ebrei fuggiti a Sion sarebbero diventati amministratori di uno Stato coloniale e razzista? Un fatto alternativo supportato da molte risoluzioni ONU. Ma anche l’ONU, parola di Trump, è un salotto desueto dove si va a far chiacchiera.

Luca Foschi
(Inviato di guerra da Aristan\ Aristan’s war correspondent)


Difficile trovare consolazione nella risposta dell’intervistatore: “una falsità non è un fatto alternativo, è una falsità”.
(da UOMINI FORTI E DONNE CON LE GONNE editoriale di Luca Foschi)

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