I cavetti USB hanno gli occhi languidi, come i barboni sotto i portici di via Roma. Davanti al loro sguardo impotente fluiscono fiumi di colori, suoni, sentori di mondi esotici, senza che niente rimanga a riempire le loro vite.
Siamo ormai allo standard 3.0, e la velocità di trasmissione è 10 volte superiore alla 2.0, per la felicità dei patiti multimediali e per la loro definitiva beffa. Neanche il tempo di assaporare un’immagine, che è già uscita dall’altra parte del connettore. Ormai solo la coda dell’occhio, sempre più languido, riesce a catturare spezzoni di vita.
A fine giornata, completamente svuotati di ogni contenuto, li avvolgo morbidamente attorno alla mano, facendo attenzione a non seguire le stesse anse dei giorni precedenti, l’unica loro vera forma di memoria fisica, perché si potrebbero ferire. Lì, in quelle piegature della plastica, che si schiarisce sempre più assottigliandosi, talvolta emergono sfilacciati sottili brandelli di fili di rame, il solo modo che gli rimane per venire alla luce e interagire col mondo, prima di morire, ormai inservibili.
Alessandro Chessa
(Econofisico ad Aristan)
COGLI L’ATTIMO
da La leggenda del re pescatore (The Fisher King 1991) diretto da Terry Gilliam con Robin Williams e Jeff Bridges