VENERDI' 13


Editoriale del 17 novembre 2015

Il piccolo Jason muore annegato nel lago del campeggio americano di Crystal Lake per la negligenza dei bagnini. Dopo vent’anni, un gruppo di ragazzi che lavora in quel campeggio viene trucidato da un misterioso assassino, che li uccide uno per uno con omicidi assai splatter rimasti nell’immaginario dei fan del cinema horror. Alla fine si scopre che il colpevole è la mamma di Jason, così innervosita dalla perdita del figlio da volerlo vendicare con una strage di giovani. Il film, intitolato “Venerdì 13”, ebbe un tale successo da inaugurare una saga che ebbe ben nove seguiti (dal1981 al 2002), nei quali a uccidere non è più la mamma, ma lo stesso Jason, o meglio il suo fantasma, reso ancor più scorbutico della genitrice e più efferato nella sete di vendetta dal non essersi fatto una ragione di essere affogato. I cultori del genere hanno goduto anche di uno stracult, “Freddie vs Jason” (2003), in cui Jason incontra un altro birbante peggio di lui, il mitico Freddie Kruger di “Nightmare”, a raddoppiare brividi e macelli. Infine, per non farsi mancare niente, nel 2009 è uscito un “Venerdì 13” remake del prototipo. Dal 2015 la data del venerdì 13 non richiamerà più alla mente questa serie, il cui sangue sbiadisce con nostalgica tenerezza. Povero Jason: in dodici terrificanti film non è riuscito a uccidere nella fiction neanche la metà delle vittime che ha sterminato, in una sola serata, la nostra ancor più terrificante realtà contemporanea. Il giornale francese “L’Equipe” è uscito con una prima pagina tutta nera e, a caratteri cubitali, il titolo: “L’horreur”. Rimane come monito solo l’eco della frase che Jason pronuncia nel primo film: “Nessuno torna indietro. Nessuno”.

Fabio Canessa
preside del Quijote, Liceo Olistico di Aristan

COGLI L’ATTIMO

 

da Io la conoscevo bene (1965) diretto da Antonio Pietrangeli, con Stefania Sandrelli, la canzone Mani bucate di Sergio Endrigo

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