In principio era il bosco. Lì Dante si smarrì in una selva oscura (quando il Medioevo separava la città abitata dalla campagna ferina, gravida di pericoli: solo San Francesco se ne fregò e ammansì il lupo). Lì i cavalieri di Ariosto erravano in entrambi i sensi (cioè vagavano e sbagliavano) in una foresta senza i sentieri tracciati. Lì i personaggi di Esopo e Fedro e dei Grimm, Perrault e La Fontaine vivevano le loro avventure fiabesche, incantevoli e paurose. Ora un sontuoso musical hollywoodiano, “Into the woods”, tira le fila di quella allegoria della vita umana che il bosco rappresenta, facendo di questa location la vera protagonista di ogni strategia narrativa e delle metafore che accoglie, nel fitto della macchia intricata di rami ed emozioni: un groviglio di fabula e intreccio, che Umberto Eco sciolse da par suo in “Sei passeggiate nei boschi narrativi”. Ma Rob Marshall non è un semiologo, bensì un regista intelligente dotato di gran senso dello spettacolo. Così fa incontrare nel suo bosco Cenerentola, Cappuccetto Rosso, Jack col fagiolo magico, Rapunzel, una strega e due principi azzurri, mescolando le loro storie con esiti sorprendenti. Fingendo di confezionare un Disney postmoderno, smaschera i meccanismi della fiaba e di ogni racconto, portandone alla luce gli elementi primari: il desiderio, la colpa e la felicità. Come nella Divina Commedia, il bosco è luogo di perdizione e di peccato. Come nell’Orlando Furioso, i personaggi si smarriscono e si ritrovano di continuo. Come nelle favole, i sogni son desideri chiusi in fondo al cuor, da esaudire con la magia: ma bisogna stare attenti a quello che si desidera, perché poi magari il desiderio si avvera (come ammonisce la nonna di un altro grande film sugli schermi in questi giorni, “L’altra Heimat”) e perché, secondo il titolo di un classico di De Sica, i bambini ci guardano, e ascoltano. Così, tra ironie metanarrative e dettagli macabri, si scopre che l’unica falsità delle fiabe è il finale. Non è vero che gli eroi vissero per sempre felici e contenti. Aveva ragione Epicuro: appena realizzati i loro desideri, gli uomini restano irrimediabilmente insoddisfatti e, imperfetti come siamo, ricadiamo nel buio dell’errore. Il principe azzurro, fresco sposo di Cenerentola, amoreggia con la moglie del fornaio, la strega diventata giovane e bella ostacola la felicità della figlioccia Rapunzel e tutti si rinfacciano la colpa di quanto accade. Avidità, ipocrisia, egoismo, adulterio si fanno largo tra gli alberi contorti e nodosi e la distinzione tra buoni e cattivi, vittime e carnefici non è più così netta. La vita è più complicata di come ce la raccontano le favole e l’unico conforto è che nessuno di noi è solo. Si sbaglia anche in compagnia, ma è meglio non avventurarsi nel bosco da soli: sarà più facile ritrovare la retta via.
Fabio Canessa
preside del Quijote, Liceo Olistico di Aristan
COGLI L’ATTIMO
Incollata sui gradini del palazzo
da Into the woods (2014) diretto da Rob Marshall