WEEKEND CON INCASSO


Editoriale del 29 marzo 2016

La settimana appena trascorsa è iniziata con la strage di Bruxelles e si è chiusa con la Pasqua. “Batman v Superman” comincia con un tremendo attentato all’Occidente e adombra nel finale una resurrezione. C’è da meravigliarsi che sia stato il maggior incasso del weekend di vacanza? Chi ancora snobba, prendendolo sottogamba, il cinema dei supereroi ha di che meditare. Lontano dall’essere un genere di fantasticherie per ragazzi, basato solo sugli effetti speciali in 3D (peraltro sbalorditivi), il cinefumetto (targato Marvel o DCComics) ha antenne così sensibili che si confermano quelle più al passo coi tempi. Insieme ai capolavori sfornati di continuo dalla Disney-Pixar, rappresentano il meglio del cinema attuale. Classici che rimarranno nel tempo, capaci di leggere, rispecchiare e interpretare i massimi sistemi della contemporaneità, confezionandoli in spettacolo fantastico di lusso. Oltre all’incipit e al finale profetici, il film di Zack Snyder, tra esplosioni e inseguimenti, duelli alla kryptonite e mostri strabilianti, snocciola come se niente fosse temi come il contrasto tra l’esigenza di legalità democratica e il bisogno di affidarci alla forza, il problema del male, le regole della giustizia, l’assenza dei padri, l’avvento dei media in tempo reale e la decadenza della stampa, l’intrinseca malvagità di ogni potere e perfino il rapporto tra uomo (Batman) e Dio (Superman). Senza prediche filosofeggianti, messaggi politici o sermoni teologici. Anzi, il tutto viene trasfigurato in uno spettacolone avvincente e fragoroso, impaginato in modo superbo da scenografie ammirevoli e immagini da lustrarsi gli occhi. Dunque un capolavoro? No, trattasi di un kolossal zippato, mastodontico e ingombrante, assai confuso e frastornante nella parte centrale, ridondante e sprecone (c’è materiale per almeno tre film), pleonastico e troppo lungo. Con tutti i difetti che comporta l’acerbità di un nuovo linguaggio cinematografico e che risultano faticosi da perdonare per uno spettatore vecchio stile: il disinteresse per la psicologia dei personaggi e la conseguente piattezza degli interpreti (Ben Affleck è un portento di inespressività e da Kevin Costner ci aspettiamo che tiri fuori da un momento all’altro il tonno Rio Mare), il ritmo velocissimo della progressione narrativa (quasi da videogioco), l’eccesso di ingredienti che rischia di ammazzare il sapore della ricetta (oltre ai due protagonisti spunta pure Wonder Woman, fa capolino la Justice League e un mostro riuscito come Doomsday dura quanto un fuoco d’artificio), il citazionismo sfrenato cine-fumettistiico (dai vari personaggi della DCComics a King Kong), il birignao da macchietta di un cattivo lezioso come Lex Luthor. Eppure sono maggiori i pregi di un giocattolone imperfetto e discontinuo come questo, che pecca per generosità, mescolando sequenze da antologia come quella iniziale a rallenty compiaciuti, dialoghi da strip a battute come “Se Dio è onnipotente non può essere buono, se è buono non può essere onnipotente”. E’ il cinema postmoderno della disorientata società liquida, anch’esso liquido e disorientante. Ma così in sintonia con i tempi da contenere, cupamente e alla rinfusa come è tipico della nostra società, tutti gli interrogativi angosciosi che separano l’attentato dell’Isis a Bruxelles dalla Pasqua di Resurrezione.

Fabio Canessa
preside del Quijote, Liceo Olistico di Aristan

da Batman v Superman: Dawn of Justice (2016) diretto da Zack Snyder

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