In Germania ho una seconda famiglia, una seconda casa, e una cameretta sulla cui porta c’è il mio nome da cinque anni. Poi ho un fratello in Turchia, una sorella in Australia, una sorella in Colombia e una in California; ho un fratello in Paraguay e una sorella a Hong Kong. Ho un fratello in Nuova Zelanda, uno in Brasile, ho una sorella in Tailandia e una in Malesia. Ho una sorella in Svizzera, una in Finlandia, e ho un fratello in Cile. Ho una sorella in Messico, un fratello in Argentina e una sorella in Vietnam. Fra di noi parliamo “Denglisch”, una via di mezzo fra tedesco e inglese, e quando eravamo tutti in Germania cantavamo spesso in spagnolo, davanti al Reno, mentre i sudamericani suonavano le chitarre e ci insegnavano le parole.
Abbiamo in comune il fatto di aver frequentato, nello stesso anno, la quarta superiore a Colonia grazie all’associazione AFS Intercultura. Ma una cosa che distingue me, e tutti gli altri italiani che sono partiti con Intercultura, da loro, è la quantità di ostacoli che abbiamo dovuto affrontare a causa della scuola italiana. Mentre in tutto il mondo gli studenti sono spinti dai propri insegnanti a fare esperienze di studio all’estero, la maggior parte degli insegnanti italiani cerca prima, in ogni modo, di convincere gli studenti a non partire; poi al ritorno li punisce per l’esperienza che hanno fatto. Io, comunque, dei sei punti che mi avete tolto dal voto di maturità non me ne sarei fatta niente. La mia famiglia allargata, quella no, non potrete togliermela mai.
Raffaella Mulas
(Oscurologa di Aristan)
COGLI L’ATTIMO
La bamba (1987) eseguita da Los lobos