Cari docenti, vi annuncio con gioia l’abolizione delle griglie di valutazione. Se le ho conservate per gli esami di stato in corso è stato perché volevo capire, applicandole un’ultima volta, se fossero più una stronzata o una ridicolaggine. Purtroppo non ho sciolto il dilemma, ma perseverare sarebbe diabolico. Il loro difetto sta nel manico: sono nate, al pari del comunismo reale e dei Testimoni di Geova, sulla spinta dell’utopia della giustizia in terra e del miraggio dell’oggettività. Quando la scuola ha perso autorevolezza, ha cercato nelle griglie un’armatura di pseudoscientificità che la proteggesse dalle critiche mosse dai piagnistei delle famiglie e dai sensi di colpa di insegnanti talmente fragili da dubitare del proprio giudizio, certo soggettivo. Ma ogni giudizio non può che essere inevitabilmente soggettivo, e tale è rimasto con le griglie. Infatti avete continuato a valutare gli studenti come prima, adattando, solo dopo, il vostro voto supersoggettivo alla burocratica briglia della griglia. Prova ne sia che, se davvero qualcuno andasse a verificare il voto sulla base delle indicazioni della griglia (ma nessuno è così perverso da averlo mai fatto) scoprirebbe che non torna niente. Pur di non bocciare neppure il ciuco morto, le avete infatti aggiustate e adulterate a vostro piacimento, ricalcolando penosamente più volte i vari fattori perché la loro somma desse come risultato quel voto che soggettivissimamente avevate assegnato in precedenza. Il bello è che, alla fine, contemplate soddisfatti voto e griglia, quasi il primo fosse davvero scaturito matematicamente dalla seconda, come gli studenti somari truccano l’esercizio di matematica per ottenere il corretto risultato finale. Si può essere più citrulli? Si può perdere tempo in modo più idiota? Se siete docenti preparati e onesti, abbiate il coraggio di sostenere il vostro giudizio soggettivo, cancellando questa farsa ignobile di una presunta oggettività. La cultura e la sensibilità che avete bastano e avanzano per farvi decidere se quel compito merita un 4 o un 9. Il compito, come la realtà, non si fa imbrigliare da nessuna rete che gli venga gettata addosso nel vano tentativo di catturarne l’essenza. Più facile che ci riesca il vostro cervello, se non è ancora del tutto atrofizzato e ha mantenuto la multiforme capacità di accogliere la varietà del mondo. Sentitevi liberi, e rallegratevi che da domani al Liceo Quijote le uniche griglie disponibili saranno quelle per cuocere il pesce e le salsicce.
Fabio Canessa
preside del Quijote, Liceo Olistico di Aristan
COGLI L’ATTIMO
Svalutation (1976) cantata e ballata da Adriano Celentano e Piero Pelù