ALTA FEDELTÀ?


Editoriale del 13 novembre 2012

Quando a scuola voglio sondare la capacità degli studenti di comprendere un testo, allora assegno come compito il riassunto di uno splendido racconto di Maupassant, “I gioielli”, nel quale l’impiegato parigino Lantin vive una vita felice con una moglie che ha la passione del teatro e dei gioielli. Siccome a Lantin il teatro non piace, la moglie va a vedere le commedie da sola. E siccome non sono ricchi, la moglie si accontenta di comprare bigiotteria. Quando la donna muore, all’improvviso Lantin si accorge che il suo stipendio non gli basta ad arrivare alla fine del mese. Segno, pensa lui, che la moglie era un’ottima economa. Ma noi, meno ingenui di lui, cominciamo a insospettirci. Fatto sta che, pur a malincuore, egli decide di vendere i gioielli della moglie. Che sorpresa quando scopre che si tratta di pietre preziose che gli orafi parigini gli comprano a cifre vertiginose! Dalla gioia abbraccia la colonna di place Vendome, che io non riesco più a guardare senza vederci Lantin abbarbicato. Poi l’impiegato si risposa con una donna grigia e di malumore. Maupassant chiude il racconto dicendo che le fu fedelissima, ma lo rese infelice. Gli studenti più tonti non riescono a fare due più due e non capiscono il nesso tra le uscite serali solitarie, i gioielli preziosi e il conto in banca della famiglia Lantin. Così mi immagino per loro un probabile futuro da cornuti contenti. Poco male, perché quello che ci voleva dire Maupassant è proprio che la virtù non ci garantisce una vita felice. Meglio felici con le corna di una fedeltà che ci rende infelici.

Fabio Canessa

COGLI L’ATTIMO

 

da Questa volta parliamo di uomini (1965) film a episodi di Lina Wertmuller con Nino Manfredi. Clip tratta da Un brav’uomo

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