BASTA CON LA RESILIENZA


Editoriale del 3 agosto 2017

resilienza-enjoy

Preso in prestito dalla fisica dei materiali, il concetto di resilienza è utilizzato dagli psicologi per indicare la capacità di individui o popolazioni di adattarsi positivamente al cambiamento superando le avversità. Persone sopravvissute ai campi di sterminio hanno nonostante tutto avuto una vita lunga e gratificante. “Mi piego ma non mi spezzo” lo sentivo dire dal mio bisnonno quando ero in fasce. Solo da qualche tempo però la “resilienza” straborda da giornali, libri e televisioni, veicolando tonnellate di melassa. Ogni occasione è buona per invocarla e asciugare le lacrime, che siano prodotte da stragi, terremoti o soltanto dalla perdita del proprio cane. Non si capisce il motivo di tanto successo, evidentemente riempirsi la bocca e non solo con la resilienza fa figo. Sarà per questo che “resilienza” si legge oggi tatuato su milioni di avambracci, mani e chiappe, sull’esempio di gaudenti e perdigiorno che spopolano sui social network. A quali cambiamenti si saranno mai adattati costoro? A quali sofferenze saranno mai stati esposti? Non sarà il caso di smetterla? A forza di sentirne parlare, sono diventato resiliente alla resilienza. Ora basta il minimo dolore a farmi piangere a dirotto per giorni.

Marco Schintu
(Ufficio pesi e misure di Aristan)

“…riempirsi la bocca con la resilienza fa figo. Sarà per questo che “resilienza” viene oggi tatuato su milioni di avambracci, mani e chiappe sull’esempio dei perdigiorno che spopolano sui social network…”
(da BASTA CON LA RESILIENZA di Marco Schintu)

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