CARTELLINO ROSSO?


Editoriale del 10 luglio 2012

La felicità spaventa, specie se viene dichiarata. Per scaramanzia e perché pare una tracotanza, una ubris, che ci espone al fzonos degli dei. Definirla è un tentativo tarato dalla pretenziosità. Un tentativo infinito, come il gioco di una mano sull’altra. Il pensiero forte mostra i muscoli, ma consegna uno dei tanti concetti, intelligenti, ma noi siamo qui e lei lì, a distanza di frase. Crea aforismi e ricette. La felicità vorrei considerarla nel piccolo spazio che ripetiamo più volte al giorno del nostro atto del mangiare. Il mito è l’aragosta, quella sarda ovviamente, ma dobbiamo surgelare il desiderio. Un mio amico si lasciava un po’ di sugo sul mento e quando glielo indicavano rispondeva “Ah, è sugo di aragosta”. Basterebbe invece un piccolo assaggino, una chela, per partecipare alle felicità della tavola. Se però te la puoi permettere ogni giorno, rischi la nausea, e sogni un bel panino con mortadella. E ricevi l’invidia di tutti. Se te lo lasciano finire. Con questi pensieri deboli non vorrei essermi guadagnato l’espulsione. Sarei felice se non scattasse. 
 
Nino Nonnis
 

COGLI L’ATTIMO

 

da Le ragioni dell’aragosta (2007) di Sabina Guzzanti con Sabina Guzzanti, Cinzia Leone, Pierfrancesco Loche, Stefano Masciarelli

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