Dove andare in vacanza? L’anno scorso siamo stati in Irlanda, due anni fa in Grecia, prima ancora in America, in Spagna e in Patagonia. Stavolta tocca all’Australia. Buon per noi che la vita umana dura pochi decenni, altrimenti ci ritroveremmo desolati per aver già visitato tutto il mondo, costretti a trascorrere le estati dai novant’anni in poi a guardare le repliche di Domenica In alla televisione. Il turista forsennato gode di aver sfiorato tutti i paesi, di aver piazzato la sua presenza in ogni continente. Come le figurine degli album per i bambini, come le tacche che il Barone Rosso segnava sul suo aereo ogni volta che ne abbatteva uno nemico, come Emilio Fede in una memorabile trasmissione post-elettorale (che, nella prima ora di diretta, aveva arditamente ricoperto i comuni di tutta Italia con la bandierina azzurra di Forza Italia per poi trascorrere tutte le altre togliendole man mano che i risultati decretavano la vittoria alla sinistra). Come i vitelloni che, ai tavolini del bar della piazza del paese, si vantano con gli amici di essersi fatta ogni ragazza che passa. Il turista è una specie patetica, di cui sono tragicomico emblema i giapponesi che fanno la fila per pagare il biglietto della casa di Dante a Firenze (ignorando che si tratta di un falso clamoroso, edificato meno di un secolo fa) e che, appena sciamati fuori dall’autobus, fotografano avidamente, come scimmie impazzite, qualsiasi dettaglio si presenti loro davanti, dai panini gonfi nelle vetrine dei self service alle cacche secche sul marciapiede. Il turista non vede, fotografa. Al turista non piace essere in un posto, tantomeno starci, gli piace raccontare di esserci stato. Il turista non pensa e non passeggia, si entusiasma e corre tutto accaldato. Soprattutto si stanca, e non vede l’ora, in cuor suo, di essere tornato a casa per stancare anche parenti e conoscenti, mostrando le foto della sua scemissima vacanza. Un tempo attraverso interminabili serate di proiezioni di diapositive di sconcertante banalità, capaci di incatramare le palle anche agli amici più pazienti e bendisposti, oggi scaricando le foto sul suo sito Facebook, nel disinteresse generale. C’è solo un metodo per uscire dal tunnel del divertimento, come cantava Caparezza: quest’anno andate in vacanza in un posto dove siete già stati. Lasciate a casa macchine fotografiche e cineprese, e il cellulare usatelo solo come telefono; aprite invece occhi, cuore e cervello. Evitate il Colosseo, la Torre di Pisa, l’Arena di Verona e la Torre Eiffel, tutta roba consumata dagli obiettivi giapponesi. Come c’è lo slow food, praticate lo slow walk. Scegliete un quartiere ”via dalla pazza folla”, come diceva Thomas Hardy, e vivetelo per una settimana: vanno benissimo il Marais a Parigi o il quartiere Coppedè a Roma. E soprattutto al ritorno non dite niente agli amici, resistendo stoicamente alla tentazione vanesia di crogiolarvi nel racconto palloccoloso. Se qualcuno vi chiederà dove siete stati in vacanza, dite che siete rimasti a casa. E, a ogni domanda su quali città avete visitato in vita vostra, negate con decisione sempre e comunque di averne vista qualcuna, anche se si trattasse di quella in cui abitate. Diventerete le persone più colte, più sicure di sé e più piacevoli della Terra e tutti vi vorranno un bene dell’anima.
Fabio Canessa
COGLI L’ATTIMO
da Le vacanze intelligenti (1978) diretto da Alberto Sordi, terzo episodio del film Dove vai in vacanza? (1978)