“When I get older, losing my hair/ many years from now”, cantavano i Beatles, “will you still need me, will you still feed me,/ when I’m sixty-four?”. Quando sarò più vecchio, persi i capelli, tra molti anni da ora, ancora avrai bisogno di me, ancora mi nutrirai, quando avrò 64 anni? La deliziosa canzone è del 1967, esattamente mezzo secolo fa, e i baronetti non potevano prevedere che oggi un sessantaquattrenne è un vispo giovanotto al quale è bene raccomandare di non accettare pasticche in discoteca. Infatti Paul McCartney ne ha 75, Ringo Starr 77 e sta per uscire il loro nuovo cd, mentre gli amici-rivali Rolling Stones, capitanati dal 74enne Mick Jagger, si sono scatenati a Lucca di fronte a 60 mila spettatori e la rockstar nostrana Vasco Rossi, nonostante la vita spericolata, a 65 anni ha spopolato sul palco di Modena, e quando intona “sono ancora qua, eh già” sembra il primo a stupirsene. Per farsi venire i pensieri, oggi di anni bisogna averne almeno 84, come l’argentino Oscar. Vedovo e senza figli, morti anche tutti gli amici e i parenti, si è presentato mercoledì scorso al pronto soccorso dell’ospedale di Buenos Aires, lamentando una forte cefalea. Alla dottoressa che lo visitava, Oscar non riusciva a descrivere meglio i sintomi, ripetendo solo di avere un gran mal di testa. Poi è crollato e ha ammesso di non avere nessun dolore, ma che quello era il giorno del suo compleanno e non voleva passarlo da solo. L’infermiera Gisel Rach si è commossa e, anziché liquidarlo perché non le facesse perdere tempo, ha improvvisato un piccolo party ricavando palloncini dai guanti di lattice, preparandogli una torta con tre candeline (non ne ha trovate altre 81) e scrivendo uno striscione di calorosa saggezza: “Diamo valore a ciò che abbiamo e non a quel che manca, se avete qualcuno che vi aspetta, qualcuno che vi chiama, qualcuno che si preoccupa per voi, ti apprezza e ti ama, ama molto e soprattutto curalo perché sei milionario e non te ne stai rendendo conto. Felice Compleanno Oscar!”. Tra lacrime di gioia, Oscar ha espresso il desiderio di festeggiare anche il prossimo compleanno in quel pronto soccorso, dimostratosi così degno di questo nome. Un pronto soccorso della solitudine che sembra memore, più che dei Beatles, di quei Blues Brothers che cantavano “Everybody needs somebody to love”.
Fabio Canessa
(Preside del Liceo Olistico Quijote)
Un pronto soccorso della solitudine che sembra memore, più che dei Beatles, di quei Blues Brothers che cantavano “Everybody needs somebody to love”. (da WHEN I’M EIGHTY-FOUR, editoriale di Fabio Canessa)