File interminabili ai tabacchini elettronici, quelli che vendono sigarette che non sono sigarette, che fanno fumo che non è fumo ma che, forse, fanno venire il tumore lo stesso. Ultimamente mi sentivo davvero in minoranza e, per quanto sia a favore dell’indipendenza dalla massa, un po’ per motivi di salute, un po’ perché a furia di fumare di notte fuori dai locali stavo perdendo la reputazione, ho deciso di mettermi in fila con gli altri tabagisti pentiti. La venditrice sembra un’entraîneuse: abito succinto, sopracciglia ad “ali di gabbiano”, trucco marcato, tacco 12. Mi ricorda le tabaccaie ambulanti dei locali notturni nei film in bianco e nero. La ragazza deve aver fatto un corso lampo di marketing, me ne accorgo dal sorriso stampato e dalla “grinta” nell’esposizione delle qualità della merce. Mi sfodera sul bancone una ventina di modelli di quelle che, a prima vista, sembrano penne stilografiche moderne. Accenno ad esprimere questo concetto e lei dà un’occhiata alla sua collega attillatissima, piastrata e ungulata (unghie “apparecchiate” con strass, frutta, fiori e… città!) che, prontamente, prende il modello più costoso ornato di swarovski, lo porta lentamente al lato della bocca, mima un’aspirata stile Marlene Dietrich e, con un sospiro, rilascia il pro-fumo. – Lo sente, Signora? – mi dice con voce roca – E’ Notti d’Oriente-. Compro la “penna” più economica ed esco. La provo tre volte. La butto nel primo cassonetto. Non ce la farò mai. Forse manco di carica erotica.
Giovanna Ferraro
Ultimamente mi sentivo davvero in minoranza e, per quanto sia a favore dell’indipendenza dalla massa, un po’ per motivi di salute, un po’ perché a furia di fumare di notte fuori dai locali stavo perdendo la reputazione, ho deciso di mettermi in fila con gli altri tabagisti pentiti (da FUMO E NIENTE PIU’, editoriale di Giovanna Ferraro)
da L’infernale Quinlan (1958) scritto, diretto e interpretato da Orson Welles. Con Marlene Dietrich