In tempo di guerre ed epici scontri, l’armatura era tutto per il condottiero, corazza di ferro dalle fattezze umane, responsabile del valore e del coraggio, forgiata nel fuoco della battaglia. Guerrieri bardati sfilavano in parate e tornei, oggetti del desiderio di dame a cui offrire il trofeo della vittoria. Abili fabbri cesellavano tatuaggi di bronzo, testimonianze di gesta e conquiste, e fragili corpi nudi di uomini e donne. Intagli d’oro impreziosivano l’elmo, appuntito come la prua di un galeone, protetto da una polena alata. Opere uniche e straordinarie, le armature italiane del Rinascimento erano ineguagliabili. Gli armaioli, in breve tempo, smisero di essere artigiani e divennero artisti; le loro creazioni dettavano la moda, divenendo un “must” in tutte le famiglie nobili d’Europa.
Stilisti che non si sono più fermati, e un’eco di bellezza giunge ancora ai giorni nostri.
Eugenia Pignataro Atzeni
(Rabdomante ad Aristan)
COGLI L’ATTIMO
da Ulisse il piacere della scoperta di Alberto Angela