IL PRESTIGIATORE


Editoriale del 8 luglio 2014

Giorgio Faletti ricevette un premio, due o tre anni fa, per la sua attività musicale. In quella sera di luglio io, chiamato a intervistarlo sul palco in riva al mare, suggerii alla giuria di cambiare lo statuto del premio: assegnare ogni anno un riconoscimento per la musica ad artisti differenti rappresenta un rito scontato e inflazionato, e il premio è purtroppo inutile sia a chi lo dà che a chi lo riceve. Mi pareva un’idea più originale e meritoria cambiare ogni anno l’ambito artistico del premio, ma assegnarlo sempre a Giorgio Faletti, che sarebbe stato vincitore di volta in volta per la musica, il teatro, la letteratura, il cinema, la televisione, lo sport, il giornalismo, la pittura, la cucina e così via. Così il premio avrebbe pubblicizzato se stesso, facendo parlare di sé per la natura singolare dell’iniziativa, e sarebbe stato prezioso anche per Faletti, unico artista al mondo ad avere il privilegio e la garanzia di essere il vincitore di tutte le edizioni di un premio organizzato esclusivamente per lui. Mi piaceva anche il ribaltamento della stanca ritualità di chi si riunisce ogni anno scervellandosi a trovare il migliore in un determinato campo: ti risparmi la fatica della riunione, il migliore lo hai già trovato e ogni anno lo premi cambiando la motivazione. Naturalmente Giorgio Faletti trovò molto divertente ed esaltante, per lui, questa mia proposta. Che oggi però, in un altro giorno di luglio, si rovescia in negativo, moltiplicando il lutto perché abbiamo perso, in un colpo solo, tutti questi premiati di talento: l’attore, il musicista, lo scrittore, l’automobilista, il pittore, il cuoco, il giornalista, il comico, il cantante. Per me anche l’amico. Raro esempio di eclettismo brillante in un mondo dello spettacolo dove ognuno ripete se stesso fino alla consunzione (chi ha azzeccato una macchietta nel cabaret del 1978 la ripropone squallidamente all’infinito, chi ha inciso una sola canzone di successo nel 1967 la ricanta di continuo, con parrucchino e dentiera, nelle trasmissioni di Carlo Conti), Faletti ha rifiutato di consumarsi anche nella malattia. Mi ha telefonato l’ultima volta una decina di giorni fa: la voce non era la sua, ma un soffio che mi ha turbato più della notizia della sua scomparsa. Però, senza lamenti o vittimismi, le parole erano piene di vita e di progetti futuri. Ci vediamo ai primi di agosto in Toscana, mio vate, mi ha detto. Pronto ad aggiornare l’elenco dei Faletti da premiare: il regista, il filosofo, lo scienziato, lo scultore, il ballerino, il prestigiatore?

Fabio Canessa
preside del Quijote, Liceo Olistico di Aristan

COGLI L’ATTIMO

 

Giorgio Faletti recita Vito Catozzo

« Archivio »

  • MANIFESTO DI ARISTAN


    ANTEPRIMA
  • PROMO ARISTAN ROBERTO PEDICINI


  • INNO


  • IL TEMPO DEI TOPI DI FOGNA


  • CIAO NADIA