In una brasserie parigina piena come un uovo, di sabato sera, il cameriere mi aveva platealmente indicato a una giovane coppia di avventori in attesa nel corridoio come il primo che se ne sarebbe andato, liberando il tavolo. In realtà mi avevano appena portato un filetto di manzo con foie gras de canard che contavo di accompagnare con un discreto Bordeaux; ora mi vedevo costretto a mangiare sotto lo sguardo vigile di quei due. Avevo ancora le posate in mano quando li ho visti attraversare la sala e piazzarsi alle mie spalle. Incombenti, così vicini da sentirne il respiro. Indeciso se afferrare il coltello e voltandomi con rapida mossa -alé hop!- piantarlo in pancia al signore oppure se ordinare in blocco tutte le pietanze nel menù, li ho invece spiazzati invitandoli a sedersi al mio tavolo e offrendogli un bicchiere di vino. È stato così che ho conosciuto Juliette, una moglie dolcissima.
Tony Cinquetti
(Etica gastronomica)
COGLI L’ATTIMO
Juliette Greco canta, nel 1962, Sous le ciel de Paris (J. Dréjac – H. Giraud 1951)