LA QUARTA DIMENSIONE


Editoriale del 27 giugno 2013

Entro nel mio osservatorio. Noto un vecchio strumento che non uso da anni e, mentre gli do una rispolverata, ripenso alle parole del Maestro Peppe in una sera di tanto tempo fa.
“Hai mai osservato le ombre? Sono curiose perché tolgono una dimensione agli oggetti: un filo ha come ombra un punto, un foglio ha come ombra un filo, un cubo ha come ombra un foglio. E se noi vivessimo in uno spazio in quattro dimensioni, avremmo oggetti che hanno come ombra un cubo.”
Ero rimasta impressionata dalle sue parole. E qualche tempo dopo avevo costruito un trasmutatore capace di proiettare le cose in dimensione 4.
Dopo qualche mese, però, tutto il mio entusiasmo iniziale si era spento: mi ero resa conto che le cose viste non hanno la stessa forza di quelle immaginate. Persino le ombre, che erano davvero tridimensionali come diceva il Maestro, non mi sembravano più così affascinanti.
Così, rispolvero il mio trasmutatore, ma non lo uso. Prendo carta e penna, mi siedo sul tavolo, e mi metto a studiare la quinta dimensione. È così bella che non la guarderei mai.

Raffaella Mulas
(studentessa fuori sede di Aristan)

COGLI L’ATTIMO

 

le ombre cinesi di Arturo Brachetti

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