Prima che dagli Ipad, dai netbook, dagli smartphone, dalla tv, dalla radio, dal telegrafo, dal tam tam nella giungla, dai racconti intorno al fuoco, dai walkie talkie, dai bicchieri di plastica tesi a un filo, prima dei sassolini avvolti da un biglietto, prima delle serenate sotto le finestre, delle bottiglie affidate al mare, prima dei segnali di fumo, prima delle parrocchie, delle piazze, delle sezioni di partito, dei social network, degli sms, prima degli aeroplanini di carta e delle email, siamo stati benedetti
a non essere mai soli dalla vita.
Quando pensi di essere rimasto solo guardati l’ombelico e ricorda a quante vite ti lega quella cicatrice: madri, nonne, fratelli, bisnonni, trisavoli e via indietro a risalire il nostro cordone ombelicale fin dove la memoria sfuma nella fantasia: siamo figli di pirati, cavalieri, donnacce, nobili, malfattori, maniscalchi. Siamo tutti legati l’un l’altro, da sempre e per sempre all’umanità, e quindi alla vita, e quindi alla felicità.
E ci ritroveremo ad Aristan.
Andrea Melis
COGLI L’ATTIMO
da “Un sacco bello” 1980 di e con Carlo Verdone
(scelto da giuanji)