LETTERA A PAOLO, MORTO SULLA BUONA STRADA


Editoriale del 11 agosto 2016

Paolo

Caro Paolo, lasciami dire che mi dispiace molto, non saresti morto se avessi indossato la cintura di sicurezza. Lo stesso vale per la tua amica Giorgia, che non aveva acceso le luci della bicicletta. O per Carolina, che usava il cellulare al volante. Ogni volta che in televisione vi sento raccontare le vostre tristi vicende mi si spezza il cuore. Certo, siete stati degli incoscienti. Però ti voglio chiedere: siete proprio sicuri tu, Giorgia e gli altri, che sia solo e interamente vostra la colpa di quanto vi è successo? Voi, in effetti, state facendo appello a quella che tecnicamente si chiama “responsabilità personale”: l’idea comoda che siamo noi e solo noi la causa dei nostri mali. È a lei che ricorre la prevenzione: ti viene il cancro? Te l’avevo detto di non fumare! Ti sei suicidato perché sei in bolletta? Hai dilapidato i soldi al gioco, dovevi stare alla larga. Non è solo così, noi agiamo condizionati da fattori che sfuggono al nostro controllo. Ma allora Paolo, visto che anche se sei morto puoi parlare, oltre che rimpiangere di non aver usato la cintura, non potresti incazzarti contro chi non ripara le buche nelle strade, chi non le illumina adeguatamente, chi le progetta piene di curve, chi ci costringe a usare l’auto perché i treni non funzionano, chi produce e vende alcol e sigarette, chi riempie i bar di slot-machine e gratta e vinci…

Marco Schintu
(Ufficio pesi e misure di Aristan)


…Siete proprio sicuri tu, Giorgia e gli altri, che sia solo e interamente vostra la colpa di quanto vi è successo?
(da LETTERA A PAOLO, MORTO SULLA BUONA STRADA editoriale di Marco Schintu)

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