Non riesco a pensare a un’immagine più efficace per descrivere la pace che quella di un uomo che s’infila una doppietta in bocca. È sufficiente invertire la direzione di tiro, avere il coraggio di capovolgere la guerra. È la paura il grembo umido dove l’individuo e la storia generano la necessità dell’oppressione. Troppo piccolo e spaesato per l’infinita complessità del reale sposerò qualsiasi idea più grande di me per sopravvivere al vuoto siderale dell’identità. Sarò maschio rionale e municipale, poi sardo, meridionale, italiano, europeo, occidentale, cristiano, solare, latteo e cittadino dell’infinito in espansione contro quello in contrazione. Sarò qualsiasi cosa mi distragga dalla moltitudine evanescente di percezioni e pensieri, il tutto in fuga, sarò lupetto nei boy scout di don Gigi o teorico di una nuova corrispondenza fra il suolo e il sangue, sarò parte di una comunità quale che sia, magari avrò la carta sconti della Conad, tutto purché non debba avere a che fare con questa paura fottuta, l’acqua che scivola fra le dita, la bocca spalancata e nessun grido nello specchio. Avere le trincee nell’anima e la voglia contro se stessa, le parole contro se stesse e il mondo sacro fuori, dal concerto dei grilli in una notte d’estate al coro diafano e glorioso degli dei. Avrò superato la parola “umano”, avrò irriso il linguaggio stesso e sarò l’indefesso distruttore della menzogna che desidera riprodursi in me. Sarò nudo nello specchio e avrò le canne fredde di una doppietta che mi titillano l’ugola. Avrò gli occhi pieni di gioia e nemmeno l’orrore gracchiante di una suocera potrà sottrarmi all’equilibrio violento della beatitudine. E poi, posso sempre cambiare idea e farle un buco in mezzo ai seni flaccidi. Insomma, fate voi. Molto prima del sé, la libertà.
Luca Foschi
(Inviato di guerra da Aristan\ Aristan war’s correspondent)
foschiluca.com
COGLI L’ATTIMO
da Full Metal Jacket (1987) diretto da Stanley Kubrick