Il desk subconscio di Pangea, piccolo anfratto nella moltitudine labirintica e aerea di Aristan, ha ricevuto ieri una missiva. Scrive Ferdinando Malatesta, che si definisce “cameriere elitarista e filosofo di movimento nel guazzabuglio posmoderno di Londra”.
Pubblichiamo il suo pezzo solo perchè ha fornito la documentazione cartacea che certifica l’istantaneità irriflessa tipica del nostro editoriale. Poggiata la zuppa e macinato il pepe e spolverato il parmigiano è corso dietro il bancone ad annotare nel dettaglio il pensiero che lo aveva appena attraversato. Leggiamo dal suo cartiglio (velina da comanda verde n° 32):
“Quel panzone negazionista di Irving mangiava sempre ‘sta schifezza di minestrone, che ha nella ricetta il sudore pieno di rancore per l’umanità di Alexandre, il cuoco portoghese sdentato e alcolista. Giuro che odora di ascella. Ma lui lo prendeva e pure coi crostini, spesso da solo. La figlia, uno zuccherino adolescente tutta bionda e ariana una volta lo aspettò per un’ora e quando arrivò gli fece una scenata davanti a tutti mica da ridere, e lui borbottava qualche scusa mentre al solito tavolo, nella finestra, Duke street scivolava nel meriggio tutta bolsa e infradiciata. Un cane bastonato e ricordo pensai: ha l’uccello piccolo. E poi pensai all’amore che legava cani e nazisti. Lo cercavano i tribunali di mezza Europa per via delle panzane sull’Olocausto. Sosteneva fosse una balla, tutta un’invenzione dei vincitori. Ad Oxford gli tirarono i pomodori. Nel giugno di quest’anno ha ritrattato, dopo 30 libri, da un carcere austriaco. Insomma vuole uscire al più presto. Balle su balle su balle la storia. E oggi il signor Jacobs al tavolo 21 che si ostina a dire “lasagni” e ha combattuto ad El Alamein e ora vende scarpe a decine di migliaia di sterline alle regalità dei petrolieri arabi, in Bond street. Gli chiedo, impavido: “Non crede che Israele da vittima si sia trasformato in carnefice in Palestina?”. E con i pochi denti che gli avanzano, mi risponde: “Figliolo, portami il conto che Katrina mi aspetta a casa”. Katrina è una puledrona russa di 50 anni. E io ho capito che il ‘900 lo abbiamo seppellito malissimo. Poi gli ho portato il conto, con il servizio al 12,5 %”.
Luca Foschi
(Inviato di guerra da Aristan\ Aristan’s war correspondent)
COGLI L’ATTIMO
da Kapò (1959) diretto da Gillo Pontecorvo e sceneggiato insieme a Franco Solinas