Io so che siete là fuori. Tutto il vostro fiato nei miei polmoni malati. Gli occhi buoni di maestra Mdingane, il primo giorno di scuola il sole bruciava forte e mi diede il nome inglese, Nelson, io che ero un bordello di colpi di glottide, amico del leone e amante della protea reale. E seppi che le parole incendiano il cielo. Così non sposai quella donna, a Johannesburg l’ufficio del “Mandela e Tambo” odorava di caffè e sudore, era una sfilata di denti ammaccati. Ma non basta la legge, è necessario un contributo di sangue per farsi una mano al tavolo della storia. A Robben Island spaccavo pietre e i miei occhi ciechi sognavano un libro scritto nel silenzio ineffabile e plurale. Winnie, le sue dita brevi e il suo seno rabbioso. Winnie mi aspettò, e il mio cuore divenne invincibile. Il resto sarebbe seguito, un grugno nero fra i bastardi del ‘900: sì, perché in fondo alla solitudine e all’odio ci sono i corpi danzanti nella luce. Io so che siete là fuori. Il mio esile fiato per la vostra giovane terra, una parola come un seme e il sangue come acqua, e la pazienza, quelle dita brevi a toccare la galera dell’anima.
Luca Foschi
(Inviato di guerra da Aristan\ Aristan’s war correspondent)
COGLI L’ATTIMO
Akira Kurosawa Sogni