PAURA DELLA PAURA


Editoriale del 17 novembre 2013

“Essere seppelliti ancora vivi è senza dubbio il più spaventoso di questi estremi che mai sia toccato in sorte a essere mortale. Che ciò sia accaduto frequentemente, assai frequentemente, non sarà certo negato da coloro che pensano”. Edgar Allan Poe

È già problematico non farsela addosso davanti a un serpente, un orso o un lupo mannaro, figuriamoci quando la paura non proviene da cose che abbiamo davanti ma da ciò che potrebbe accadere. Gli Psichiatri la definiscono ansia o angoscia (che è peggio) anticipatoria. Per questi cervelli tutto è reale: un incubo, un film dell’orrore, un racconto. E reali possono essere i ricordi di quel libro, di quel sogno e di quel film, indipendentemente dalla realtà perché non sempre si può distinguere quanto gli stimoli ansiogeni siano reali o immaginari. “Discorrevo senza posa di vermi, di tombe, di epitaffi. Mi perdevo in fantasticherie di morte e il pensiero dell’inumazione prematura mi ossessionava costantemente il cervello.” In certi casi il terrore di ciò che potrebbe accadere è molto più importante di ciò che sta realmente accadendo e la paura della paura diventa più precisa, praticamente dolorosa. La paura di quello che non è ma che potrebbe essere è una di quelle più difficili da curare. Perché è antichissima, primordiale. Circolando nervosamente, come un uomo ansioso fa ancora oggi, le sentinelle delle popolazioni primitive, scrutavano l’orizzonte, annusavano l’aria alla ricerca di qualche segnale che giustificasse quel peso che si sentivano addosso. Mentre i coraggiosi scoprivano nuovi territori e rientravano con le prede, i pavidi curavano la prole come nessun altro avrebbe saputo fare.

L’evoluzione non butta via mai niente.

Luca Pani
(Psiconauta ad Aristan)

COGLI L’ATTIMO

 

da Sepolta viva (1973) diretto da Aldo Lado e interpretato da Agostina Belli

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