SARDEGNA TRANSLUCIDA


Editoriale del 4 giugno 2025

Quando la luce si fa troppo intensa, come durante un’eclissi di sole, guardare direttamente e senza protezione la nostra stella potrebbe causare danni permanenti agli occhi, come ustioni retiniche e persino cecità. Bisogna “guardare attraverso” lenti polarizzate, che fanno da filtro,

bloccano la luce accecante e dannosa, lasciando passare solo quella “utile”, che trasporta le informazioni.

La translucidità [dal lat. translucĭdus, propr. «splendente attraverso», comp. di trans- «trans-» e lucĭdus «lucido»] è la strategia visiva basata sul “guardare attraverso”, e non in modo diretto. In senso metaforico e negli usi poetici si riferisce anche al corpo la cui immagine passa attraverso un altro e a filtri non fisici, ma virtuali e non per questo meno potenti. Tra questi spicca la memoria involontaria che fa capolino senza che si faccia niente di consapevole per suscitarla. A coniare quest’espressione è stato Marcel Proust in un’intervista del 1913 nella quale sottolinea la forza liberatrice e creativa di una circostanza casuale che fa riemergere improvvisamente un ricordo rimasto a lungo sepolto, come quella descritta dalla famosa scena delle madeleines, nella quale le sensazioni associate a eventi vissuti ripetutamente nel passato, rimaste a lungo silenti, possono essere facilmente scatenate e riattivate in particolare da un odore o da un sapore.  Ci si libera così dai vincoli e dalle ipoteche di ciò che si credeva di ricordare e che ci veniva proposto dalla memoria volontaria e si riassapora il piacere della percezione, perché il passato non viene semplicemente ricordato, ma è rivissuto con la partecipazione attiva dell’intero corpo e della carne, risvegliando così lo stupore e rendendo di nuovo possibili l’estasi e il godimento.

Pensiamo a un paesaggio densamente popolato di testimonianze di un passato remoto, come quello della Sardegna con i suoi nuraghi, le sue domus de janas, le sue tombe di giganti, e i suoi menhir. Generalmente lo si percorre e lo si attraversa senza provare particolari emozioni, spente dall’abitudine a guardare senza alcuna forma di partecipazione e coinvolgimento.  Il passato resta muto, è inutile cercare di rievocarlo, tutti gli sforzi in tal senso sono vani perché esso si nasconde all’infuori del campo e del raggio di azione della nostra intelligenza.  Nulla sembra sussistere d’un passato antico, dopo la distruzione di ogni ricordo. È tuttavia sufficiente che un guizzo repentino della fantasia e della creatività produca un’associazione tra un nuraghe e un istante del nostro presente perché tutto si rianimi:  la coincidenza improvvisa tra il passato lontano e il nostro vissuto produce il miracolo del recupero di un’identità arcaica, smarrita, che stimola una nuova strategia dello sguardo, un inedito modo di vedere attraverso quei monumenti che vengono personificati e con i quali si riprende a dialogare. Questo è il miracolo della Sardegna translucida, che progetti artistici mirabili sanno produrre, restituendo al paesaggio della nostra Isola quel tocco magico di sacralità che gli compete.

Silvano Tagliagambe (Cronista filosofico di Aristan)

“la coincidenza improvvisa tra il passato lontano e il nostro vissuto produce il miracolo del recupero di un’identità arcaica, smarrita, che stimola una nuova strategia dello sguardo” Da SARDEGNA TRANSLUCIDA – Editoriale di Silvano Tagliagambe (Cronista filosofico di Aristan)

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