Alla memoria c’è chi (come Marcel Proust) ha dedicato sette capolavori della letteratura mondiale, chi la esercita con i giochi enigmistici, chi la custodisce per consolarsi nei momenti difficili, chi se la porta sempre a spasso perché, in fondo, è il suo tesoro nascosto. La memoria – che all’università di Aristan ha perfino trovato cattedra – è una sorta di monumento nazionale: sacro, inviolabile. Sarebbe bello però se ci fosse anche un contro-corso che insegni come, quando e perché felicità può essere proprio la perdita della memoria. Di un pezzetto, mica tutta. Quel frangente che torna e ritorna a tormentarci, che riappare quando non deve. Ma soprattutto che si ostina a non morire.
Giorgio Pisano
COGLI L’ATTIMO
da Lo smemorato di Collegno (1962)
di Sergio Corbucci con Totò
(scelto da Gianni)